Bozza:Eugenio Scorzelli

Eugenio Scorzelli (Buenos Aires, 15 aprile 1890Napoli, 1958) è stato un pittore italiano.[1]

Biografia

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Paesaggio Boschivo (collezione privata)

Nasce con il nome di Arturo a Buenos Aires, da Raffaele e Clelia Bruscheri. Nel 1906, a soli sedici anni, si trasferisce in Italia con il padre, oramai separato, per ritornare nella terra d'origine, il Cilento, Roccadaspide.

Di famiglia poverissima, venne messo in collegio, ma ne veniva spesso allontanato per ritardi nei pagamenti, cosa che lo segnò molto nell'animo e nella salute.[2]

Uno zio, Eugenio, si prese successivamente cura di lui ed egli per riconoscenza mutò il suo nome in Eugenio, firmando cosi in futuro tutte le tele.[2] Studia alla Accademia di Belle Arti di Napoli, divenendo allievo tra gli altri di Michele Cammarano, di Domenico Morelli e di Filippo Palizzi.

A Napoli viveva con il padre in una vecchia casa di Vico Bagnara a Piazza Dante, che utilizzava da studio e dove riceveva le visite di artisti napoletani quali Salvatore Di Giacomo, suo primo acquirente, Luigi Crisconio, Michele Cammarano.[2]

Sempre a Napoli incontra e sposa Teresa Benassi, che sarà sempre sua musa e che gli darà un figlio, Lello Scorzelli.

Era l'epoca del Gambrinus, il noto caffè e luogo di ritrovo degli artisti napoletani che organizzavano ivi esposizioni. Scorzelli era spesso tra gli artisti espositori.[2]

Con il dipinto Uscita dalla messa partecipa nel 1921 alla I° esposizione nazionale Biennale d'arte della città di Napoli.[3]

Terminati brillantemente gli studi, ritorna in Argentina nei primi anni Venti, dove i suoi quadri riscuotono successo e la loro vendita gli permette in breve la sicurezza economica che cerca per intraprendere nuovi viaggi in Europa. Le tappe del suo Grand Tour negli anni a venire lo porteranno a sostare lungamente soprattutto a Londra, Parigi e l'Olanda. Nel 1926 partecipa con la tela Donne che lavorano[4], alla Biennale di Venezia.[2][5]

Nel 1927 partecipò al Gruppo Flegreo della pittura napoletana.[6] Dal 1937 al 1952, per ben 15 anni, fu titolare della cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti di Napoli.[2][7][8]

Nel maggio 1940 venne chiamato ad affrescare il padiglione delle Repubbliche Marinare della Mostra d'Oltremare a Napoli, una rassegna che mirava a mettere in luce nel periodo fascista le politiche realizzate dal regime nei territori d'Africa orientale, Libia, Albania e nelle Isole italiane dell'Egeo. L'opera non è sopravvissuta ai bombardamenti della seconda guerra mondiale e oggi rimane solo una riproduzione fotografica dell'epoca.[9]

"Visibile l'afflato veristico della pittura napoletana di metà '800 nell'affresco di Eugenio Scorzelli nel patio del padiglione delle repubbliche marinare, che, ispirato da motivi del quattrocento Veneziano, risentiva dell'impianto vedutistico mobile e dinamico desunto da de Nittis principale riferimento artistico di Scorzelli"[10]

"...ci troviamo poi di fronte ad una pittura ben stagionata nei suoi esempi migliori, che sono quelli dove una onorevole intelligenza maniera ottocentesca non si stempera in repliche stanche. I buoni paesaggi e soprattutto le vivaci scene di città rammentano destramente Cammarano ed anche de Nittis e non sono affatto privi di note personali inserite con valentia nella partitura cromatica"[11]

 
Villa Comunale di Napoli. 1950-60

Espose a Napoli, Venezia e Milano fino agli anni Quaranta. Morì mentre dipingeva il volto dell'amata moglie nel suo studio.[2]

I suoi dipinti sono custoditi in gallerie e musei di tutta Europa: Palazzo Zapata di Napoli, presso la Galleria Vittoria Colonna di Napoli[12], presso il Conservatorio di San Pietro a Majella,[13] a Palazzo S. Giacomo a Napoli, a Londra, Parigi, Bruxelles.

Una collezione di 15 dipinti di quadri dipinti dopo il 1940, donata dal figlio del Maestro, è esposta alla Raccolta Lercaro di Bologna.[14]

La pittura

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Eugenio Scorzelli è stato un pittore formatosi all'interno della pittura napoletana di tradizione e si dedicò nel dipingere piccole scene di vita quotidiana, ritratti, quadri di figura, paesaggi, scene popolari, vedute di città. Venuto a contatto con la pittura di Giuseppe De Nittis (1846-1884) ne rimase fortemente ammirato; questa esperienza arricchì la sua pittura di nuova linfa.

Paolo Ricci osserva che "l'autore introdusse rigore e misura nel trattare il paesaggio naapoletano".[2]

Nei primi anni della sua attività la pittura del maestro appare molto attenta allo studio della luce, alla ricerca della fedele riproduzione del contrasto luce/ombra. Una profonda trasformazione avviene dopo il 1935: probabilmente in conseguenza dei contatti con il Postimpressionismo, la sua pittura diventa più libera, le sue pennellate più veloci, il cromatismo della sua tavolozza si arricchisce di nuovi toni, registrando impressioni di colori e immagini sulla tela. Dal 1940 in poi, Scorzelli diviene un pittore appartato, discreto, pur gooinsegnando ed esponendo.

"Scorzelli non si accontenta dell´impressione; la organizza secondo lo studio delle ombre e delle luci nella ricchezza del sentimento colorato. Negli interni, nella struttura tra mobili, porte, finestre, ritratti umani, si distacca sempre più dall'"impresssione" in una intensa volonta di costruire l´ambiente"[2]

Nel 1990, a cento anni dalla nascita, il figlio Lello ha realizzato a Torino una mostra retrospettiva, curatore Raffaele De Grada.[15]

  1. ^ Giuseppe Luigi Marini, Il valore dei dipinti italiani dell'Ottocento e del primo Novecento: l'analisi critica, storica ed economica, U. Allemandi, 2001, ISBN 978-88-422-1051-1. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  2. ^ a b c d e f g h i Raffale De Garda, Egidio Maria Eleuteri, Lello Scorzellli, Eugenio Scorzelli (1890-1957), illustrazioni di Guido Fabrizi, Stamperia d´arte: Messere Giordana, Impressioni D´arte, Roma, 1960, OCLC 886258242.
  3. ^ Naples (Italy) Esposizione biennale nazionale d'arte, Prima esposizione biennale nazionale d'arte della città di Napoli, Maggio-ottobre 1921: Catalogo, Casa editrice d'arte Bestetti & Tumminelli, 1921. URL consultato il 31 ottobre 2024.
  4. ^ donne al lavoro, dipinto, Scorzelli Eugenio, Galleria d'Arte Moderna Raccolta Lercaro, Via Riva di Reno, 57,, su bbcc.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  5. ^ 15. Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia (1926), su asac.labiennale.org.
  6. ^ NOVECENTO by Galleria Vincent Casa d'Aste - Issuu, su issuu.com, 20 aprile 2010, p. 5. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  7. ^ Napoli e i napoletani guida pratica illustrata, tip. editrice Tocco, 1935. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  8. ^ Bollettino ufficiale. Parte 2., Atti di amministrazione, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 1945. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  9. ^ Prima Mostra Triennale delle Terre Italiane d'oltremare - padiglione delle Repubbliche Marinare - pitture di Eugenio Scorzelli, Patellani, Federico - Fotografie - Lombardia Beni Culturali, su www.lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  10. ^ Aldo Aveta, Alessandro Castagnaro e Fabio Mangone, La Mostra d'Oltremare nella Napoli occidentale. Ricerche storiche e restauro del moderno, FedOA - Federico II University Press, 2021, p. 355, ISBN 978-88-6887-097-3. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  11. ^ Archivio Corriere della Sera, su archivio.corriere.it. URL consultato il 16 dicembre 2024.
  12. ^ (EN) Eleonora D'Auria, La Colonna dell’800 - Il Giornale dell'Arte, su www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/La-Colonna-dell800. URL consultato il 31 ottobre 2024.
  13. ^ Ritratti | Conservatorio di Musica San Pietro a Majella, su sanpietroamajella.it. URL consultato il 31 ottobre 2024.
  14. ^ Eugenio Scorzelli. Una pittura che si nutre di luce - Fondazione Lercaro, su fondazionelercaro.it, 18 settembre 2015. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  15. ^ Maestro in Francia, maestro a Napoli, su www.archiviolastampa.it. URL consultato il 29 ottobre 2024.

Bibliografia

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  • Agostino Mario Comanducci, Dizionario illustrato pittori e incisori italiani moderni e contemporanei, III edizione, Milano, 1962
  • Paolo Ricci, Arte e artisti a Napoli, 1800-1943. Edizione Banco di Napoli, 1981

Collegamenti esterni

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