Antonio Cambriglia

militare italiano

Antonio Cambriglia (Calvello, 18 gennaio 1920[1]30 novembre 1944) è stato un militare italiano. Tenente dei bersaglieri, prese parte attiva alle Quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943), e successivamente fu lanciato sull'Italia settentrionale dove entrò in contatto con gli elementi locali della Resistenza. Venne decorato con Medaglia d'oro al valor militare alla memoria per il coraggio dimostrato in combattimento.

Antonio Cambriglia
NascitaCalvello, 18 gennaio 1920
Morte30 novembre 1944
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
CorpoFanteria
SpecialitàBersaglieri
Reparto1º Reggimento bersaglieri
GradoTenente
GuerreSeconda guerra mondiale
BattaglieQuattro giornate di Napoli
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Biografia

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Nacque a Calvello (PZ) il 18 gennaio 1920,[2] figlio di Michele e Antonietta Tolve. Conseguito il diploma di abilitazione magistrale fu insegnante presso la scuola elementare “Giosuè Carducci” di Napoli. Il 2 agosto 1942 fu chiamato a prestare servizio militare nel LI Battaglione Bersaglieri d'Istruzione Allievi Ufficiali di Complemento in Marostica (VI). Nel dicembre 1942 conseguì i gradi di sergente di complemento e fu trasferito alla Scuola Allievi Ufficiali di Complemento di Fanteria dell'87º Reggimento fanteria "Friuli" in Arezzo. Conseguì i gradi di sottotenente di complemento e fu destinato al Deposito del 1º Reggimento bersaglieri in Napoli, del Comando Difesa Territoriale di Napoli. Combatte contro i tedeschi durante le Quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943).[2]

Dopo l'abbandono della città partenopea da parte della Wehrmacht fu promosso tenente di complemento e dal 1º novembre 1943 destinato alla 2ª Sezione Offensiva "Calderini" del S.I.M. - Servizio Informazioni Militare in Napoli ed assegnato come Ufficiale di Collegamento del 2677th Office of Strategic Services Regiment dell'O.S.S. - Office of Strategic Services delle Allied Armies in Italy.

Dopo aver frequentato un corso di paracadutismo, il 17 luglio 1944 fu aviolanciato nell'Alta Val di Vara, vicino a La Spezia,[3] con il compito di stabilire un collegamento radio con il comando alleato.[3], con la "Chevrolet Mission" c/o il Battaglione "Val di Vara" della Colonna "Giustizia e Libertà" della 1ª Divisione "Liguria-Monte Picchiara" del Comando della IV Zona Operativa[4][2] Unitosi alla Resistenza, ufficialmente, morì in combattimento[N 1][3] il 30 novembre 1944 in un mulino abbandonato, in Val Giuncato, sulle pendici del Monte Picchiara, nei pressi di La Spezia, dove fu trovato il suo cadavere[2]

Venne insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Nel 1961 il comune di Calvello gli ha intitolato l'edificio della scuola elementare di Piazza Falcone, mentre il municipio di Fiumicino gli ha intitolato una via.

Onorificenze

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«Fedele al giuramento, combatteva eroicamente contro i tedeschi nelle gloriose quattro giornate di Napoli. Si arruolava successivamente nel servizio informazioni della Quinta Armata americana, per essere inviato nel territorio non ancora liberato. Aviolanciato presso un gruppo di patrioti, partecipava con essi a numerose azioni e forniva preziose informazioni ai comandi alleati a mezzo radio clandestina, sfidando le continue ricerche dei tedeschi. Accettato combattimento con pochi patrioti contro forze preponderanti nazifasciste, conscio della propria sorte, dopo aver strenuamente combattuto nel nome della Patria e della Libertà, chiudeva la sua eroica vita di soldato e di patriota. Napoli, settembre 1943; Italia occupata, novembre 1944.»
— Bollettino Ufficiale 1945, pag. 1049.[5]

Annotazioni

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  1. ^ Secondo l'autore Antonio Bianchi, egli scomparve il 2 novembre probabilmente vittima di una rapina, ed il suo corpo fu ritrovato subito dopo la Liberazione.
  1. ^ https://alternativaeriformismo.files.wordpress.com/2014/06/maggio_2014.pdf.
  2. ^ a b c d e De Grazia 2014, p. 3.
  3. ^ a b c Bianchi 1999, p. 374.
  4. ^ ANCFARGL, CAMBRIGLIA Antonio, in "Associazione Nazionale Combattenti FF.AA. Regolari Guerra di Liberazione", Roma, 21 Settembre 2016
  5. ^ Quirinale - scheda - visto 7 novembre 2015.

Bibliografia

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Periodici

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Collegamenti esterni

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