Angel investor
L'angel investor, noto anche come business angel (in italiano: investitore informale), è un soggetto privato che apporta capitali in un'impresa nascente, detta startup, in cambio di capitale di rischio della stessa, diventandone socio. Oltre all'apporto di capitale finanziario, il business angel apporta anche il suo know-how e la sua rete di relazioni.
Laddove gli angel investor sono organizzati in una rete, si parla di angel investor network o di business angel network.
Etimologia e origini
modificaL'uso del termine "angel" trae origine nel Teatro di Broadway, dove veniva utilizzato per descrivere gli individui facoltosi che finanziavano le produzioni teatrali altrimenti destinate alla chiusura. Tuttavia, fino al 1978 il termine non fu impiegato nel contesto degli investimenti nelle aziende. In quell'anno, infatti, William Wetzel, all'epoca professore presso l'Università del New Hampshire e fondatore del Center for Venture Research, condusse uno studio pionieristico su come gli imprenditori raccogliessero capitale negli Stati Uniti. William Wetzel iniziò a utilizzare il termine "angel" per descrivere gli investitori che offrivano supporto agli imprenditori. Un termine simile, "patron", è utilizzato comunemente in ambito artistico.
Gli angel investor sono spesso imprenditori o dirigenti in pensione interessati a tale pratica per motivi che vanno oltre il semplice ritorno monetario. Le ragioni possono essere il desiderio di rimanere aggiornati sugli sviluppi di un particolare settore di business, il fare da mentore per una nuova generazione di imprenditori o l'impiegare la propria esperienza e i propri contatti in maniera meno impegnativa rispetto a una attività a tempo pieno.
Caratteristiche dei business angel
modificaEssi sono ex-titolari di impresa, manager in pensione o in attività, liberi professionisti che desiderano poter acquisire parte di una società che operi in un business, spesso innovativo, solitamente rischioso ma ad alto rendimento atteso. Sono quindi degli "uomini di impresa", dotati di un buon patrimonio personale, di conoscenze professionali e in grado di fornire all'impresa, sia in fase nascente, sia in fase di sviluppo, preziosi consigli gestionali e conoscenze tecnico-operative.
L'aggettivo "informale" contrappone tale figura agli investitori nel capitale di rischio di tipo "formale", ossia coloro che adottano un approccio di analisi formale agli investimenti nell'equity, quali i fondi d'investimento chiusi, più propriamente i fondi di venture capital e private equity. Il rapporto che si viene a creare tra l'investitore informale e l'imprenditore è squisitamente spontaneo e basato sulla fiducia: da qui il ruolo “informale” di questa forma di investimento/finanziamento.
Diverse sono le motivazioni che spingono tali soggetti ad investire nelle nascenti imprese. Uno degli obiettivi è realizzare nel medio termine e lungo termine delle plusvalenze dalla vendita parziale o totale della partecipazione iniziale. A questo motivo, si possono aggiungere l'interesse verso particolari tecnologie, lo status sociale, contribuire allo sviluppo economico della propria comunità e delle nuove generazioni di imprenditori, il senso della sfida e il mero piacere di sentirsi attivi.
Settori d'attività
modificaI business angel investono in tutti i settori, anche se l'esigenza di finanziamento tramite equity e non tramite il finanziamento bancario la si avverte soprattutto per le imprese innovative, per le startup che possiedono come asset dei marchi, brevetti e know-how, quelli definiti come gli asset intangibili/immateriali e che difficilmente possono essere dati a garanzia per un finanziamento bancario. Ecco allora che l'angel investing risulta la forma di finanziamento adatta per le startup innovative o spin-off accademici, come ad esempio accaduto negli USA con Apple, Google, ecc.
In Italia, i business angel spesso preferiscono investire in settori manifatturieri, perché la cultura d'impresa italiana maggiormente diffusa è legata a questo settore. Infatti, il comportamento del business angel è solitamente teso ad investire nei settori in cui ha già operato e di cui conosce caratteristiche e opportunità. L'investimento in startup innovative in Italia è quindi spesso legato direttamente o indirettamente al settore manifatturiero, come il software, l'automazione industriale, l'elettronica, le nanotecnologie, le clean-tech e le energie rinnovabili, ecc. Tuttavia, esistono anche in Italia numerosi casi di finanziamento da parte di angel investor in settori spesso riservati a fondi specializzati come le ICT (Internet and Communication Technology) e, in generale, il settore del digitale sta sempre più interessando gli investitori informali, così come il biotech.
Storia degli angel investor
modificaGli investitori informali sono nati negli USA di fine '800 quando alcuni personaggi, particolarmente propensi al rischio, finanziavano gli spettacoli di Broadway. In seguito estesero il loro ambito di intervento ad altre tipologie di attività imprenditoriali, tanto da essere considerati, nel 1933 “investitori accreditati”, secondo la definizione che di tale categoria viene fornita già dal Securities Act. Per agevolare la diffusione del fenomeno, venne poi creata una rete telematica, denominata Ace-Net, gestita da enti universitari e di ricerca, che fungeva e funge tuttora da punto di contatto tra finanziatori e finanziati imprenditori. È una sorta di piazza di incontro, creata in Internet dal SBA (Small Business Administration), il Ministero americano della piccola media impresa.
Esperienze successive a quella statunitense si sono sviluppate in Europa, e precisamente nel Regno Unito dove la cultura d'impresa è più simile a quella USA e nei Paesi Bassi, dove esiste una rete sviluppata di investitori informali.
Nel 1996, la Comunità Economica Europea ha organizzato la prima Conferenza della rete europea dei Business Angels dando impulso allo sviluppo di realtà analoghe in altri paesi europei tra cui Germania, Francia, Belgio, Italia. Nel 1999 si è costituita EBAN (European Business Angels Network), alla quale ha aderito, dalla sua costituzione, anche l'IBAN[1] (Italian Business Angel Network). Questa associazione si occupa di organizzare reti locali chiamati BAN (Business Angels Network), strutture permanenti territoriali che consentono agli investitori informali di incontrare gli imprenditori alla ricerca di capitale di rischio. Le prime reti locali furono quelli Milano e Venezia: il primo ad opera del BIC La Fucina ed il secondo, il Ban Nordest, ad opera di Veneto Innovazione Spa, l'agenzia regionale per la diffusione dell'innovazione e gestito dal Dr. Massimo Meneghini. Successivamente altri BAN aprirono in Italia e la rete si evolse.
Anche se dal 1999 in Italia si è costituita la prima associazione di investitori informali, IBAN, le operazioni d'investimento informale c'erano già prima di quella data. La finanza informale in Italia è probabilmente sempre esistita, soprattutto in settori tradizionali dell'economia, anche se, essendo informale, è sfuggita alle definizioni accademiche.
Il fenomeno in Italia poi è cresciuto e si è diffusa la cultura dell'angel investing. Nel 2007 nacque Italian Angels for Growth, una rete ubicata a Milano ed inizialmente associata a IBAN che successivamente diventò indipendente, e arriverà ad unire nel 2012 oltre 100 investitori informali. Nel 2009 nacque invece a Torino il Club degli Investitori[2], associazione che al 2021 vede oltre 190 business angel associati che hanno investito oltre 21 milioni di euro in un portafoglio di 39 startup e PMI innovative.
Note
modifica- ^ Italian Business Angel Netwok (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2011).
- ^ Club degli Investitori.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Angel investor
Collegamenti esterni
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