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Wanli
Imperatore
In carica19 luglio 1572 – 18 agosto 1620
PredecessoreImperatore Longqing
SuccessoreImperatore Taichang
NascitaPechino, 4 settembre 1563
MortePechino, 18 agosto 1620
DinastiaMing(明)
PadreLongqing
ConsorteImperatrice Xiaoduan, Imperatrice Xiaojing, Concubina Zheng.

Wanli (萬曆) (4 settembre 156318 agosto 1620) è stato un imperatore cinese della dinastia Ming.

Fu l'imperatore della Cina tra il 1572 e il 1620. Nato come Zhu Yijun (朱翊钧) e figlio dell'imperatore Longqing. Regnò per 48 anni: il suo è il regno più lungo della dinastia Ming. Interruppe lo stato di declino in cui si trovava la dinastia. Wanli testimoniò anche dell'arrivo del primo missionario gesuita a Pechino, Matteo Ricci.

Prima parte del regno (1572-1582)

Wanli ascese al trono all'età di 9 anni. Per i primi dieci anni del regno, il giovane imperatore fu aiutato da un abile uomo di stato, Zhang Juzheng (張居正). Zhang Juzheng diresse di fatto il paese dando prova della sua abilità. Allo stesso tempo, Wanli rispettava profondamente Zhang come mentore. Tuttavia con il crescere del potere di Wanli, diverse fazioni all'interno del governo, iniziarono ad opporsi apertamente alla politica di Zhang spinsero Wanli a licenziare Zhang. Nel 1582 Wanli era un giovane di 19 anni stanco di vivere nella routine che Zhang gli aveva imposto fin dall'infanzia. Wanli considerò allora le dimissioni del suo mentore, ma, prima di una dare risposta Zhang morì nel 1582. Dopo la morte di Zhang, Wanli si sentì libero dal decennale controllo del suo maestro, e inizio a riformare molte delle amministrazioni di Zhang. Nel 1584, Wanli emanò un editto in cui confiscava tutti i beni personali di Zhang facendo eliminare la sua famiglia. Complessivamente durante questi 10 anni, l'economia e la potenza militare della dinastia Ming prosperarono, in un modo che non si vedeva dai tempi dell'imperatore Yongle, quando venne applicata durante il XV secolo la "Regola Ren Xuan".

Seconda parte del regno (1582-1600)

Dopo la morte di Zhang Juzheng, Wanli decise di assumere il controllo completo del governo. Durante questa prima parte di regno, mostrò di essere un imperatore abile e diligente : l'economia continuò a prosperare, e la nazione divenne estremamente potente. A differenza dei suoi ultimi venti anni di regno, Wanli in questa epoca si occupò ogni giorno degli affari di stato. I primi diciotto anni del regno di Wanli furono dominati da tre guerre, tutte vinte:

  • Difese la nazione dai Mongoli. Uno dei comandanti alleati si ribellò stringendo alleanza con i Mongoli. Nello stesso tempo, Wanli inviò il generale Li Chengliang per riprendere il controllo della situazione, riscuotendo un grande successo.
  • Toyotomi Hideyoshi, shogun del Giappone, inviò una prima spedizione di 200.000 soldati, allo scopo di invadere la Corea. Wanli prese tre decisioni: mandò rinforzi in supporto ai Coreani; diede asilo politico ai Coreani che entravano in territorio cinese, e mise in stato d'allerta la regione del Liaodong. Le prime due battaglie vennero però perse dalle truppe cinesi, sotto il comando di Li Rusong, comunque numericamente inferiori alle forze di invasione giapponesi. Più avanti, Wanli inviò comandanti più abili con un risultato: l'apertura di una negoziazione a favore dell'imperatore Ming. Due anni dopo, nel 1596, il Giappone invase nuovamente l'impero cinese, e questa volta la dinastia Ming soffrì di molte perdite. Tuttavia, nello stesso anno, morì Hideyoshi, così il suo l'esercito nel 1598, perduto interesse al conflitto, venne sconfitto dalle truppe cinesi.
  • La ribellione di Yang Yin Long. All'inizio Wanli, ancora in guerra contro il Giappone, dovette inviare solo 3.000 uomini comandati da Yang Guo Zhu per soffocare la rivolta. Questi soldati vennero completamente annientati e nella battaglia morì anche il comandante Yang Guo Zhu. Conclusa la guerra contro il Giappone, Wanli spostò la sua attenzione a Yang Yin Long, inviando Guo Zhi Zhang e Li Huo Long per fermare l'offensiva. Alla fine, Li Huo Long sconfisse l'esercito di Yang e lo rimandò alla capitale.

Dopo questi tre conflitti, Wanli smise di recarsi alle riunioni giornaliere del consiglio di corte.

Ultima parte del regno

Durante gli ultimi anni del suo regno, Wanli partecipò raramente agli affari di stato e per anni rifiutò di ricevere i suoi stessi ministri o i loro rapporti. Wanli estorse denaro al suo stesso governo, e quindi al suo stesso popolo, per suo personale diletto. Un esempio fu il pagamento della costruzione della suo stesso mausoleo, che richiese anni per essere completato.

L'imperatore Wanli visse un periodo di profonda disillusione e nei suoi discorsi trapelavano spesso attacchi moralisti. Questo progressivamente lo alienò dal suo ruolo imperiale. Attraverso gli Ottanta e Novanta del XVI secolo, Wanli desiderò ardentemente di promuovere come principe ereditario il suo terzogenito (Zhu Changxun) avuto da Zheng; tuttavia molti dei suoi potenti ministri si mostrarono contrari a questa ipotesi. Questo portò a uno scontro tra Wanli e i suoi funzionari che durò più di 15 anni. L'imperatore alla fine cedette, e nell'ottobre 1601 promosse Zhu Changluo, che diverrà imperatore come Taichang. Anche se ai ministri sembrava di aver sopraffatto l'imperatore, Wanli fece ricorso a tattiche vendicative per bloccare o ignorare la condotta dell'amministrazione.

Infine, durante questo "periodo sognante", la minaccia dei Manciù divenne concreta. Gli Jurchi vennero comandati dal genio militare di Nurhaci che creò quindi l'impero Jin, che più tardi divenne per la Cina una minaccia. A quella data, dopo 20 anni, l'esercito della dinastia Ming era in declino a causa della mancanza di guerre. Dall'altra parte, i Manciù pur essendo numericamente esigui, erano molto più potenti e fieri. Nella grande battaglia di Nun Er Chu nel 1619, la dinastia Ming inviò una forza di 200.000 uomini contro l'impero Jin che contava solo 60.000 uomini, con 45.000 come forza principale e i generali Dai Shan e Huang Taji che controllavano sui fianchi 7.500 soldati ciascuno. Dopo 5 giorni di battaglia, la dinastia Ming contò più di 100.000 caduti, e il 70% delle provviste era andato perduto. Da questo punto, la dinastia Ming perse il suo svantaggio con i Manciù, che più avanti rovescierà la dinastia Ming per fondare la dinastia Qing.

 
Un dipinto a dimensioni reali che rappresenta l'imperatore Wanli (nella gerarchia iconografica di dimensioni superiori alle altre figure) divertirsi su una barca di fiume insieme ad un grande gruppo di guardie e uomini di corte.

Scandalo

Nel 1615 il tribunale imperiale fu colpito da un scandalo. Un uomo di nome Zhang Chai (张差), armato solo di un bastone di legno riuscì a disarmare gli eunuchi a guardia delle porte, e fece irruzione nel palazzo Ci-Qing (慈庆宫) e successivamente negli alloggi del principe ereditario. Zhang Chai venne fermato e messo in prigione. Inizialmente l'uomo venne riconosciuto come pazzo, ma durante ulteriori indagini da parte del magistrato Wang Zicai (王之采), confessò di essere coinvolto in un complotto orchestrato da due eunuchi al soldo della donna preferita Zheng.

Secondo la confessione di Zhang Chai, i due avevano promesso al prezzolato un premio se avesse ucciso il principe ereditario, rendendo palese il coinvolgimento della concubina preferita dell'imperatore. Presentate le prove incriminanti e vista la gravità delle accuse, l'imperatore Wanli fece presiedere il caso dalla stessa Zheng, che fece ricadere l'intera colpa sui due eunuchi che furono giustiziati insieme a Zhang Chai. Il caso divenne noto come il "caso dell'assalto al Palazzo" (梃击案), uno dei tre famigerati "misteri" avvenuti alla fine della dinastia Ming.

Famiglia

Consorti

  • Imperatrice Xiaoduan (? - 1620), non ebbe figli.
  • Imperatrice Xiaojing (1565 - 1612), madre dell'imperatore Taichang. Inizialmente cameriera di corte dell'imperatrice vedova, venne notata da Wanli; tuttavia Wanli favoriva solo Zheng ignorando totalmente Xiaojing, quindi Taichang non venne nominato principe ereditario fino al 1601. L'imperatore Wanli fu l'unico imperatore della dinastia Ming ad essere sepolto con due mogli.

Concubine degne di nota

  • Zheng (1567? - 1630), amante preferita di Wanli, che gli diede nel 1586 il terzogenito, Zhu Changxun. Wanli non poté promuovere Zheng a imperatrice durante il suo regno, così come suo figlio Zhu Changxun a principe ereditario, a causa dell'opposizione dei suoi ministri. Wanli promosse l'amante Zheng a imperatrice sul suo letto di morte solo nel 1620. Comunque, quest'ordine non fu mai rispettato dai suoi ufficiali.

Eredità e morte

Il regno di Wanli rappresentò il declino dei Ming. È stato detto che la caduta della dinastia Ming, non fu dovuta al governo dell'imperatore Chongzhen, ma al malgoverno di Wanli, che ha portato alla scomparsa della dinastia. Era molto avaro e poco motivato come regnante, cosa che provocò, sotto le sue leggi, lo sgretolamento del paese. Il suo regno fu afflitto da problemi fiscali, pressioni militari e burocrati arrabbiati. Mandò inoltre dei supervisori eunuchi nelle sue provincie per sorvegliare le operazioni minerarie, che di fatto divennero copertura per delle estorsioni. Scontenti delle sue regole, un gruppo di studenti e attivisti politici leali a Zhu Xi e contro Wang Yangming, crearono l'Accademia Donglin, un gruppo politico che credeva in ideali etici e morali cercando di influenzare il governo.

Durante gli ultimi anni del regno di Wanli, i Manciù iniziarono a effettuare le prime incursioni sul confine settentrionale dell'impero Ming. I loro saccheggi alla fine avrebbero condotto nel 1644 al rovesciamento della dinastia Ming. L'imperatore Wanli morì nel 1620 e venne sepolto a Dingling (定陵) alla periferia di Pechino. La sua tomba è una delle più grandi della Cina, ed è una delle due sole aperte al pubblico.

Nel 1997 il Ministro della Pubblica Sicurezza cinese pubblicò un libro in merito alla storia del problema della droga. Vi si esponevano i risultati dell'analisi dei resti dell'imperatore Wanli eseguita nel 1958: essi evidenziavano la scoperta di residui di morfina a livelli così elevati da far pensare che fosse un abituale e forte consumatore di oppio.[1]

Note

  1. ^ Zheng Yangwen, The Social Life of Opium in China (Cambridge: Cambridge University Press, 2005), pp. 18-9.

Voci correlate

Altri progetti

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