Carlo Maria Tallarigo
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Tallarigo Carlo Maria (Motta Santa Lucia 1832 - Napoli 1889)
Carlo Maria Tallarigo nacque in Motta Santa Lucia il 2 Luglio 1832. Suo padre Francesco era un piccolo proprietario di Conflenti; che avendo sposato Maria Antonia Volpe di Motta Santa Lucia, trascorse alcuni anni ospite della famiglia della moglie. A Motta Santa Lucia nacquero i primi figli fra cui Carlo Maria. Questi aveva pochi anni quando tutta la famiglia ritornò a Conflenti, nella casa paterna, ed a Conflenti il ragazzo ebbe i primi elementi del sapere da uno zio prete Giovanni Maria. Questi comprese presto, però, che le sue forze non erano sufficienti a soddisfare la viva brama di sapere dell'intelligente nipote, la cui mente tendeva a ben più alte mete, e curò che venisse accolto nel seminario vescovile di Nicastro, allora fiorente per valore di insegnanti.In Nicastro si legò di tenace affetto a tre condiscepoli, che ebbe carissimi per tutta la vita: Francesco Fiorentino, Pietro Ardito e Antonio Paola. I giovani, appassionati lettori del Gioberti, si accesero di amor patrio alla lettura del "Primato degli Italiani". I libri di Cesare Balbo, i canti del Berchet, del Rossetti e del Leopardi, i drammi del Niccolini e i romanzi del D'Azeglio e del Guerrazzi ne infiammarono gli animi. Intanto Giuseppe Garibaldi sbarcava a Marsala, vinceva a Calatafimi, occupava Palermo, vinceva a Milazzo passava lo stretto. Carlo Maria Tallarigo non si tenne più, Lasciò la cattedra di umanità, che aveva ottenuta nel seminario, e corse incontro alle milizie liberatrici. Mise sotto la tonaca la camicia rossa, come Ugo Bassi, e fu garibaldino, combatté all'Angitola e al Calderaro, entrò in Napoli, combattè al Volturno. Ritornò ai suoi studi, fiero più del dovere compiuto, che della medaglia al valore conquistata. Canonico della cattedrale di Nicastro, nel 1861 fu nominato professore di lettere latine e greche, poi di filosofia e da ul¬timo titolare di letteratura italiana al ginnasio di Spoleto, di cui ebbe anche la direzione. Un vibrante discorso patriottico letto nel seminario di Nicastro, seguito da un appello al clero delle Calabrie,e più ancora le parole dette ai giovani coscritti del 16° regg. fanteria il 14 marzo 1861, in Spoleto, per invito del Colonnello comandante il Reggimento suscitarono le proteste del Vescovo di quella diocesi il quale non poteva sopportare l'amor patrio vivissimo dei sacerdoti calabresi venuti a turbare con le loro idee di libertà il suo dolore per la liberazione dell'Umbria, avvenuta pochi mesi prima: ed egli sospese a divinis il canonico Tallarigo e i canonici Ardito e Paola, ai quali il Tallarigo aveva dedicato il suo discorso politico. A nome di tutti rispose il Tallarigo scrivendo il polemico libro "Il Vescovo di Spoleto ed i professori calabresi". In Spoleto il Tallarigo scrisse l'opera sua maggiore: Giovanni Pontano o il suo tempo. Prendendo le mosse dalle origini del Pontano tratta della sua educazione, delle condizioni del paese natio della venuta di lui a Napoli, delle condizioni della Corte Aragonese, nella quale fu accolto, mercè la protezione di grandi, che gli ottennero la carica di maestro del principe Carlo di Navarra e di ufficiale della regia cancelleria. Prende poi a discorrere delle condizioni intellettuali e morali del secolo XV, accenna alla lotta fra Giovanni d'Angiò e Re Ferdinando, ci presenta il Pontano Primo Ministro di Ferdinando, mette in luce gli atti energici da lui compiuti per impedire l'invasione dello straniero e i consigli dati all'imbelle re Alfonso; tratta delle trame ordite contro il valoroso re Ferdinando II, che finirono col porre Napoli in balia di Carlo VIII. Riabilita la memoria del Pontano, tartassata dal Guicciardini. Del Pontano narra anche la vita familiare, rianda l'ordinamento degli studi classici in Napoli e l'azione benfica da lui esercitata.