Francesco Alidosi

signore di Castel del Rio, condottiero e cardinale italiano

Celebre esponente della famiglia Alidosi da Castel del Rio, in provincia di Bologna, fu il Cardinal Francesco Alidosius (1455- 28 maggio 1511); grazie all'amicizia con papa Giulio II fece una rapida carriera ecclesiastica che lo condusse alla porpora nel 1505. Condusse gli eserciti papali nella sanguinosa guerra contro la Repubblica Veneziana. Figlio secondogenito del casato non ebbe mai potere di regnante sui castelli ed i possedimenti di familia; questo lo condussa alla vita ecclesiastica e politica (a quei tempi non vi era grande differenza). Grazie al suo genio divenne Cardianle Papensis, primo consiliere di Papa Giulio II e maggior esponente del suo casato. Per sua volontà vennero intraprese le grandi opere monumentali presenti sul territorio di Castel del Rio: il Palazzo Alidosi, Progettato dal Bramante, e il Ponte alidosi, commissionato a Mastro Guerrieri da Imola per 500 scudi d'oro nel 1499, e monumento nazionale dal 1897 (r.d. n. 535 del 20/11/1897). Alla sua morte, avvenuta per omicidio nel 1511, la costruzione del Palazzo subì dei rallentamenti e venne infine sospesa per mancanza di risorse; oggi restano due torrioni ed il corpo centrale di quella che in origine doveva essere una rocca a pianta quadrata con quattro torrioni. La morte avvenne per mano di Francesco Maria della Rovere, Duca d'Urbino e nipote del Papa, il quale irritato dal forte legame che l'Alidosi aveva con il Pontefice e, pare, per le calunie da esso rivolte, lo accoltellerà personalmente aggredendolo assieme ad un manipolo di soldati Francesco e la sua scorta. E' certo che il Duca d'Urbino subì un processo per questo assassinio e che, forse proprio a causa di questo misfatto, trovò anchesso morte violenta. Certamente dai contemporanei Francesco Alidosi fu definito un politico ambizioso e spietato, capace di tutto e molto influnte, di lui restano tracce indelebili nel suo feudo natale. Suo un ritratto di Raffaello Sanzio conservato tuttora al museo del Prado di Madrid (vedi immagine nelle pagine collegate), in sua espressione ebbe anche il conio di monete della zecca Pontificia; il suo teschio è tuttora conservato quale reliquia in una teca nella biblioteca di Ravenna.