Diritto regionale
Il diritto regionale, anche definito diritto pubblico regionale, è una branca del diritto pubblico italiano. Gli studiosi di questo diritto si occupano di tutte le funzioni affidate alle regioni ordinarie e a statuto speciale.
Il diritto regionale in Italia
L'impostazione regionalistica della Costituzione italiana del 1947 è evidente[1], tuttavia solo negli anni Sessanta la materia conobbe un grande aumento di studi e di contributi scientifici di vario tipo.
Fonti
La fonte di diritto fondamentale è la Costituzione e in particolare il Titolo V, che si occupa appunto delle regioni, delle province e dei comuni e delle leggi costituzionali.
Oltre che dagli articoli della Costituzione il diritto regionale si avvale come fonti della giurisprudenza della Corte costituzionale, degli Statuti ordinari e speciali, delle leggi regionali emanate dalle regioni stesse, delle norme di attuazione degli statuti speciali e degli atti normativi inerenti agli enti locali.
Riforma del Titolo V della Costituzione
- Con la legge costituzionale n. 1/1999 viene modificata la forma di governo delle regioni, in particolare gli articoli 121, 122, 123 della Costituzione.
- Dopo anni di discussione nelle sedi parlamentari si giunge poi all'approvazione della legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001[2], grazie al risultato del referendum costituzionale appena concluso, che modifica sostanzialmente il riparto delle funzioni legislative, regolamentari e amministrative tra Stato e regioni.
In particolare, sono stati modificati gli articoli:
- articolo 114, il quale afferma che la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni, oltre che le Comunità montane[3] sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione, ponendo quindi sullo stesso piano (equiordinazione) regione e Stato (entrambi sono dotati del potere di legiferare);
- articolo 117, in cui, tra l'altro, si evidenzia la potestà legislativa equiparata tra Stato e regioni (potestà esclusiva, concorrente e residuale) nel rispetto della Costituzione nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali;
- articolo 118, che attribuisce le funzioni amministrative ai comuni, province, città metropolitane, regioni e Stato sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza;
- articolo 119, che definisce per gli enti locali l'autonomia finanziaria di entrata e di spesa (la prima in particolare implica la possibilità di imporre una tassazione aggiuntiva a quella nazionale con scopo di autofinanziamento da parte degli enti locali).
Critiche e problematiche della riforma del Titolo V
Tale riforma ha però portato a numerosi ricorsi, in particolare da parte dello Stato centrale e da parte delle Regioni, in merito alla ripartizione delle competenze reciproche. Ampie critiche sono state fatte in particolare in merito all'articolo 119, a proposito del controllo sulla spesa (e le copertura finanziaria della stessa) degli enti locali.
L'efficacia di tale riforma è stata oggetto di critiche anche da diversi giuristi[4] a riguardo della capacità organizzativa e finanziaria delle Regioni (in particolare, delle spese sanitarie, che ne costituiscono la quota maggiore), anche a causa di una pianificazione non adeguatamente dettagliata nelle tempistiche e nelle procedure[5].
Al 2004, la legge era stata oggetto di più di 120 interventi da parte della Corte Costituzionale relativi a 44 differenti materie legislative, su ricorsi proposti da Governo, Regioni, Provincia autonoma di Trento e di Bolzano, Corte dei Conti, Corte di Cassazione e Consiglio di Stato, T.A.R. e Corti d'appello, Tribunali (di primo grado) e Giudici di Pace.[6]
Note
- ^ Treccani, Il regionalismo e federalismo italiano., su treccani.it.
- ^ L. cost. 3/2001 (18 ottobre)
- ^ Treccani: costituzione italiana e riforma del Titolo V
- ^ Riassunto al libro "Sanità a 21 velocità" del Prof. Lorenzo Cuocolo
- ^ Ugo De Siervo, "Il regionalismo italiano fra i limiti della riforma del Titolo V e la sua mancata attuazione" (dal centro studi ISSIRFA del CNR)
- ^ Unioncamere, Sistema Italia. Rapporto 2004 sulle economie e le società locali, Franco Angeli, 2005, p. 267, ISBN 9788846463203, OCLC 859993267. URL consultato il 17 giugno 2019 (archiviato il 17 giugno 2019).. Elaborazione di dati del Sole 24 Ore
Bibliografia
- S.Bartole, R.Bin, G.Falcon, R.Tosi, Diritto regionale, Il Mulino, Bologna, 2005, ISBN 88-15-10542-5
- Massimiliano Della Torre, Graziella Simonati, Carlo E. Traverso, Elementi di diritto pubblico regionale, Hoepli, 1988,
- Cuocolo, Fausto. Le leggi cornice nei rapporti fra Stato e Regioni. A. Giuffrè, 1967.
- Balduzzi, Renato. La revisione costituzionale del Titolo V tra nuovo regionalismo e federalismo: problemi applicativi e linee evolutive. Eds. Gianpaolo Parodi, and Giuseppe Franco Ferrari. CEDAM, 2003.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Parlamento Italiano, su parlamento.it.
- Titolo V Costituzione, su governo.it.
- Parlamenti regionali, su parlamentiregionali.it.