Marcia su Roma: differenze tra le versioni

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A Roma dal pomeriggio il comando era stato assunto dal generale [[Emanuele Pugliese]], comandante di divisione; egli aveva predisposto il piano di difesa della capitale con blocco degli snodi ferroviari di [[Civitavecchia]], [[Orte]], [[Avezzano]] e [[Segni (Italia)|Segni]] e disposizione di blocchi attorno alla città da parte dell'esercito.<ref>{{cita|Albanese|p. 91}}.</ref>
 
In serata Facta presentò al re (appena tornato a Roma) le dimissioni del proprio governo, dato che il giorno prima [[Vincenzo Riccio (politico)|Vincenzo Riccio]] si era dimesso da ministro.<ref name="civcatt2">{{cita pubblicazione|titolo=Cronaca contemporanea|pubblicazione=La Civiltà Cattolica|data=1922-11-18|pp=350-363|url=https://books.google.it/books?id=4BtKAQAAMAAJ&pg=PA350}}</ref> Nella notte, a causa delle notizie sull'insurrezione fascista, si tenne una riunione presso il ministero della Guerra, con Facta, i ministri Taddei e Soleri, il generale Pugliese e il colonnello [[Ottorino Carletti|Carletti]]. Pugliese respinse le accuse contro l'esercito, denunciando la mancanza di ordini precisi su come rispondere; fu stabilito di convocare subito un consiglio dei ministri., che decretò lo stato d'assedio in tutta Italia dalle ore 12 successive, l'interruzione delle linee ferroviarie, la sospensione del servizio telefonico pubblico e la censura telegrafica. Il mattino successivo ne fu data comunicazione ai prefetti con telegramma delle ore 7:30.<ref name="civcatt2"/><ref>{{cita|Albanese|p. 94-95}}.</ref>
 
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