Crociata: differenze tra le versioni

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Cristiani ed ebrei non potevano possedere armi né avere cavalli. Non potevano vendere alcolici o mangiare carne di maiale (alimenti entrambi il cui consumo era vietato ai [[musulmani]]), così come era vietato fare propaganda della propria fede esponendo croci in pubblico, o recitare a voce alta la [[Torah]] e il [[Vangelo]].
 
Con l'intento di riconquistare la Siria perduta nel VII secolo, l'[[Impero bizantino]] decise di intervenire nella seconda metà del [[X secolo]] con un esercito affidato al ''[[domestikos]]'' bizantino [[Niceforo Foca il vecchio|Niceforo Foca]], che condusse una serie di fortunate campagne contro i musulmani di Siria-Palestina, riassumendo il controllo della [[Cilicia]] e di parte della Siria. Nel [[974]] i bizantini furono accusati "«di aver occupato le terre appartenenti all'Islam"» e il [[califfo]] [[Abbasidi|abbaside]] di [[Baghdad]] invocò il ''[[jihād]]'', al quale risposero combattenti provenienti anche dall'[[Asia centrale]]. Tuttavia i contrasti tra [[sciismo|sciiti]] e [[sunnismo|sunniti]] portarono alla sconfitta dei musulmani e nel [[1001]] il ''[[basileus]]'' di [[Costantinopoli]], [[Basilio II Bulgaroctono|Basilio II]], concluse una tregua decennale con il califfo. Nel [[1004]] [[Al-Hakim|Abū ʿAlī al-Manṣūr al-Ḥākim]] ([[985]]-[[1021]]) [[imam]] fatimide considerato pazzo da diversi storici,<ref group=N>Hugh Kennedy, ''The Age of the Caliphates''; Yaḥyā b. Saʿīd al-Antākī, ''Cronache'', a cura di B. Pirone, Milano, Jaca Book, 1998, pp. 217-312. Quest'ultima testimonianza di un cronista lodato dagli studiosi orientalisti per il suo "scrupolo" è particolarmente rilevante per avvalorare l'ipotesi di instabilità mentale dell'Imam/Califfo fatimide.
 
L'autore (980-1066) - che mette in luce le deliberazioni spesso fortemente illogiche di al-Hākim - fu un alto prelato cristiano, contemporaneo e testimone diretto di quanto narrato</ref> volendo convertire tutti i suoi sudditi all'[[Ismailismo]], prese a perseguitare ebrei e cristiani e gli stessi musulmani sunniti, nell'intento probabile di convertirli tutti all'Ismailismo. Stracciò quindi improvvisamente il trattato coi bizantini, ordinando di devastare le chiese, bruciare le croci e impossessarsi dei beni ecclesiastici. In seguito a ciò si disse che fossero rase al suolo 3.000 chiese (un numero troppo alto per essere anche lontanamente verosimile, viste le restrizioni di cui s'è detto precedentemente), molti cristiani si convertirono all'Islam per avere salva la vita e le stesse chiese del [[Basilica del Santo Sepolcro|Santo Sepolcro in Gerusalemme]] e della Resurrezione furono distrutte. Tale evento fece così scalpore nel mondo cristiano che ancora ottanta anni dopo esso fu agitato come un improbabile ''[[casus belli]]'' da parte della Chiesa di Roma, laddove la crociata ebbe invece diverse e non meno convincenti concause. Infine l'[[Imam]] [[Fatimidi|fatimide]] ordinò a [[cristiani]] ed [[ebrei]] di convertirsi all'Islam o di lasciare i suoi domini<ref>Moshe Gil, ''A History of Palestine'', p. 376</ref>.
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===Crociate del XII secolo===
{{Vedi anche|Crociata norvegese|Seconda crociata|Guerra tra Zengidi e Crociati|Prodromi della terza crociata|Terza crociata|Crociata norvegese}}
 
[[File:C croisade2 Louis7.jpg|thumb|[[Luigi VII di Francia]] durante la [[seconda crociata]]]]
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[[File:NikopolisSchlacht.jpg|thumb|La battaglia di Nicopolis in una [[miniatura]] di [[Jean Colombe]] intitolata ''Les Passages d'Outremer'', 1475 circa]]
 
Nel [[XIV secolo|XIV]] e [[XV secolo]] vennero promosse diverse crociate con lo scopo di contrastare l'espansione degli [[impero ottomano|ottomani]] nei [[Penisola balcanica|Balcani]]. Nel 1309, circa 30.000 contadini provenienti dall'Inghilterra, dalla Francia nordorientale e dalla Germania si recarono fino ad [[Avignone]], ma li giunti si dispersero.<ref>{{cita|Lock, 2006|pp. 187–88}}.</ref> [[Pietro I di Cipro]] conquistò e saccheggiò [[Alessandria]] nel 1365, in quella che poi divenne nota come [[crociata alessandrina]]; egli fu spinto sia da scopi commerciali sia religiosi.<ref>{{cita|Lock, 2006|pp. 195–96}}.</ref> Nel 1390, [[Luigi II di Borbone]] condusse la [[Crociata di Mahdia (1390)|crociata berbera]] nell'Africa del nord contro pirati musulmani. Dopo un assedio di dieci settimane, i Crociati siglarono una tregua di dieci anni.<ref>{{cita|Lock, 2006|p. 199}}.</ref>
 
Nonostante questi sforzi, gli Ottomani riuscirono a conquistare la maggior parte dei Balcani e, dopo la vittoria nella [[battaglia della Piana dei Merli]] del 1389, a ridurre l'influenza bizantina alla sola area di Costantinopoli. [[Nicopoli]] venne conquistata dallo ''zar'' dei [[Bulgaria|Bulgari]] [[Ivan Šišman di Bulgaria|Ivan Šišman]] nel 1393 e un anno dopo [[Papa Bonifacio IX]] proclamò una nuova crociata contro i turchi, anche se lo [[scisma d'occidente]] aveva diviso il papato.<ref name="Davies 1997 448">{{cita|Davies, 1997|p. 448}}.</ref> Questa crociata fu guidata da [[Sigismondo di Lussemburgo]], Re d'Ungheria a cui si unirono molti nobili francesi, tra cui il comandante militare della spedizione, [[Giovanni di Borgogna]]. Nonostante Sigismondo consigliò ai crociati di adottare una strategia cauta e difensiva, quando essi raggiunsero il [[Danubio]] tentarono di assediare la città di Nicopolis dove [[Battaglia di Nicopoli|vennero sconfitti]] dagli ottomani il 25 settembre patendo gravi perdite.<ref>{{cita|Lock, 2006|p. 200}}.</ref>
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A seguito della conquista di Gerusalemme nella prima Crociata e la vittoria ad [[Ascalona]], la maggior parte dei crociati considerò il proprio pellegrinaggio completato e fece ritorno in Europa. Goffredo di Buglione venne lasciato con soli 300 cavalieri e 2.000 soldati a difendere il territorio conquistato. Tra i principi crociati, solo Tancredi rimase in Terra Santa con lo scopo di stabilire un suo dominio.<ref name="cita-Asbridge-2012-p106"/> A questo punto i "Franchi" mantennero solo Gerusalemme e due grandi città siriane: Antochia ed Edessa ma non i territori circostanti. Così, nella prima metà del XII secolo, si consolidarono quattro Stati crociati: la [[Contea di Edessa]] (1098-1149), il [[Principato di Antiochia]] (1098-1268), il [[Regno di Gerusalemme]] (1099-1291) e la [[contea di Tripoli]] (1104-1289, sebbene la città di [[Tripoli]] fosse rimasta sotto il controllo musulmano fino al 1109).<ref>{{cita|Asbridge, 2012|pp. 147–50}}.</ref> Questi Stati furono generalmente conosciuti come [[Terre d'Oltremare]]{{cita|Riley-Smith, 2005|pp. 50–51}}, o ''Outremer''.<ref>.</ref>
 
La [[quarta crociata]] portò alla costituzione dell'[[Impero latino di Costantinopoli]] frutto della spartizione tra i partecipanti del territorio bizantino in Europa. L'imperatore latino controllava un quarto del territorio bizantino, la [[Repubblica di Venezia]] il trecentesimo (compresi i tre ottavi della città di Costantinopoli), e il resto venne diviso tra gli altri comandanti della Crociata. Ciò dette inizio al periodo della [[storia della Grecia|storia greca]] conosciuto come ''Frankokratia'' o ''Latinokratia'' ("dominio franco [o latino]"), in cui i nobili cattolici dell'Europa occidentale - principalmente francesiItaliani e italianiFrancesi - costituirono degli Stati sull'ex territorio bizantino e governarono sui greciGreci ortodossi bizantiniBizantini. A lungo termine, gli unici beneficiari di questa situazione furono i Veneziani.<ref name="Davies1997360">{{cita|Davies, 1997|p. 360}}.</ref>
 
==Finanziamenti==
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[[File:Passages d'outremer Fr5594, fol. 19r, Concile de Clermont.jpg|thumb|Illustrazione del Concilio di Clermont, opera di [[Jean Colombe]], 1475 circaFsia]]
 
Esistono ben cinque importanti fonti riguardo all'[[Appello di Clermont|concilio di Clermont]] che portò alla prima crociata: l'opera anonima ''[[Gesta Francorum et aliorum Hierosolymitanorum]]'' datata 1100-01, [[Fulcherio di Chartres]] che partecipò al concilio, [[Roberto il Monaco]] che potrebbe essere stato anch'egli presente, [[Baudri de Bourgueil]] [[diocesi di Dol|arcivescovo di Dol]] e [[Guiberto di Nogent]] abate e storico. Queste fonti differiscono notevolmente.<ref>{{cita|Strack, 2012|pp. 30–45}}.</ref> Nella sua ''Historia Iherosolimitana'' (1106–07), Roberto il Monaco scrisse che Papa Urbano chiese ai cristiani cattolici occidentali di accorrere in aiuto dell'Impero bizantino ortodosso perché "«''[[Deus lo volt|Deus vult]]''"» ("Dio lo vuole") e promise a chi avesse risposto l'[[Assoluzione (religione)|assoluzione]] dai peccati, mentre secondo altre fonti, il papa promise una [[indulgenza]]. Negli scritti, Urbano pose maggior enfasi sulla riconquista della Terra Santa più che l'aiuto all'imperatore, inoltre il papa parlò di atti terribili presumibilmente commessi dai musulmani. Urbano scrisse a quanti "«aspettano nelle [[Fiandre]]"» che i Turchi, oltre a sconfiggere le "«chiese di Dio nelle regioni orientali"» conquistarono "«la Santa Città di Cristo, abbellita dalla sua passione e risurrezione"». Benché il papa non avesse espressamente parlato della riconquista di Gerusalemme, egli esortò alla "«liberazione militare"» delle Chiese orientali.<ref>{{cita|Riley-Smith, 1981|p. 38}}.</ref>
 
Durante la [[Riforma protestante|Riforma]] e la [[Controriforma]] del [[XVI secolo]], gli storici occidentali giudicarono le crociate attraverso l'obiettivo delle proprie credenze religiose. I [[protestantesimo|protestanti]] le considerarono una manifestazione dei mali del papato, mentre i cattolici le ritennero degli sforzi per il bene.<ref>{{cita|Lock, 2006|p. 259}}.</ref> Gli storici [[illuminismo|illuministici]] del [[XVIII secolo]] tendevano a considerare il [[Medioevo]] in generale e le crociate in particolare, come degli sforzi di civiltà barbariche guidate dal fanatismo. Questi studiosi misero l'accento sulla bassa condotta morale dei crociati e criticarono i mutamenti degli obbiettivi delle crociate, con riferimento in particolare a quello della [[quarta crociata]] che finì per attaccare l'impero bizantino cristiano anziché l'Islam. Questo fatto concluse qualsiasi possibilità di riconciliare lo [[scisma d'Oriente]] e contribuendo alla successiva caduta di Costantinopoli a favore degli [[Ottomani]]. Nel saggio ''[[Declino e caduta dell'Impero romano]]'' dello storico inglese del XVIII secolo [[Edward Gibbon]], l'autore scrisse che gli sforzi dei crociati avrebbero potuto essere più orientati verso il miglioramento dei propri paesi.<ref name="Davies 1997, p. 358">{{cita|Davies, 1997|p. 358}}.</ref>
 
Il XX secolo vennero realizzate tre importanti opere di analisi storica riguardo alle crociate: una di [[Steven Runciman]], un'altra di [[René Grousset]] e un lavoro di più autori pubblicato da [[Kenneth Setton]].<ref name="cita-Kolbaba-2000-p49">{{cita|Kolbaba, 2000|p. 49}}.</ref><ref name="cita-Vasilev-1952-p408">{{cita|Vasilev, 1952|p. 408}}.</ref> In questo periodo, gli storici spesso rispecchiano le critiche già espresse in età illuministica: Runciman scrisse negli [[anni 1950]] che "«gli alti ideali erano insanguinati dalla crudeltà e dall'avidità ... la guerra santa non era altro che un lungo atto di intolleranza nel nome di Dio"».<ref name="Runciman 1951 480">{{cita|Runciman, 1951|p. 480}}.</ref> Secondo [[Norman Davies]], le crociate contraddissero la [[Tregua di Dio|pace e la tregua di Dio]] perorate da papa Urbano e rafforzarono la connessione tra la cristianità occidentale, il [[feudalesimo]] e il [[militarismo]]. La nascita di ordini religiosi militari scandalizzarono i bizantini ortodossi e i crociati saccheggiarono i paesi che attraversavano nei loro viaggi. Violando il loro giuramento di riconsegnare il territorio ai Bizantini, spesso tennero la terra per sé stessi.<ref name="cita-Kolbaba-2000-p49"/><ref name="cita-Vasilev-1952-p408"/> La Quarta Crociata è stata ampiamente considerata controversa nel suo "tradimento" verso Bisanzio.<ref>{{cita|Nicolle, 2011|p. 5}}.</ref> Allo stesso modo, [[Norman Housley]] ha visto la persecuzione degli ebrei nella prima crociata come parte della lunga storia dell'[[antisemitismo]] in Europa.<ref>{{cita|Housley, 2006|pp. 161–63}}.</ref>
 
Fino al XVI secolo il mondo musulmano dimostrò scarso interesse verso la cultura europea e incominciò a occuparsi delle crociate dalla metà del [[XIX secolo]]. La prima storia delle crociate tradotta in [[lingua araba|arabo]] risale al 1865 e nessuno studio di autori musulmani è stato pubblicato prima del 1899.<ref>{{cita|Nicholson, 2004|p. 95}}.</ref> Alla fine del XIX secolo, i cristiani siriani arabi avevano cominciato a tradurre la storia della Francia in arabo, portando alla sostituzione del termine "guerre dell'Ifranj", guerre franche, con ''al-hurub al Salabiyya'', guerre della Croce. Namik Kamel pubblicò la prima biografia di Saladino nel 1872. Nel 1898 la visita a Gerusalemme del ''Kaiser'' [[Guglielmo II di Germania]] promosse ulteriori interessi tanto che Sayyid Ali al-Harri pubblicò la prima storia araba delle Crociate. Gli intellettuali musulmani, i politici e gli storici tracciarono paralleli tra le crociate e gli sviluppi politici contemporanei, quali il [[mandato francese della Siria e del Libano]], il [[mandato britannico della Palestina]] e il fondamento del mandato delle [[Nazioni Unite]] per lo Stato di [[Israele]].<ref>{{cita|Asbridge, 2012|pp. 674–75}}.</ref>
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* {{cita libro|autore=Jacques Le Goff|wkautore=Jacques Le Goff|titolo=Il Basso Medioevo|editore=Feltrinelli|città=Milano|anno=1967|isbn=no|cid=Le Goff, 1967}}
* {{cita libro|cognome=Musarra|nome=Antonio|titolo=Acri 1291. La caduta degli stati crociati|editore=il Mulino|città=Bologna|anno=2017|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Asbridge|nome=Thomas|wkautore=Thomas Asbridge|titolo=The Crusades: The War for the Holy Land|url=https://archive.org/details/crusades0000thom|anno=2012|editore=Simon & Schuster|isbn=978-1-84983-688-3|cid=Asbridge, 2012|lingua=en}}
* {{Cita libro|nome=Norman F|cognome=Cantor|titolo=Church. Kingship, and Lay Investiture in England: 1089–1135|url=https://archive.org/details/churchkingshipla0000cant|editore=Princeton University Press|anno=1958|isbn=1-4008-7699-0|cid=Norman, 1958|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Caspi-Reisfeld|nome=Keren|curatore-cognome=Edington|curatore-nome=Susan B.|curatore-cognome2=Lambert|curatore-nome2=Sarah|anno=2002|capitolo=Women Warriors during the Crusades 1095–1254|titolo=Gendering the Crusades|editore=Columbia University Press|isbn=978-0-231-12598-7|cid=Caspi-Reisfeld, 2002|lingua=en}}
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* {{Cita libro|cognome=Lock|nome=Peter|titolo=Routledge Companion to the Crusades|editore=Routledge|anno=2006|isbn=0-415-39312-4|cid=Lock, 2006|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Mayer|nome=Hans Eberhard|titolo=The Crusades|url=https://archive.org/details/crusades0000maye_x9b7|edizione=Second|editore=Oxford University Press|anno=1988|isbn=0-19-873097-7|cid=Mayer, 1988|lingua=en}}
* {{Cita pubblicazione|cognome=Nicholson|nome=Helen |titolo=Women on the Third Crusade |url=https://archive.org/details/sim_journal-of-medieval-history_1997-12_23_4/page/335|rivista=Journal of Medieval History |volume=23 |numero=4 |p=335 |anno=1997 |doi=10.1016/S0304-4181(97)00013-4 |cid=Nicholson, 1997|lingua=en | issn = 0304-4181}}
* {{Cita libro|cognome=Nicholson|nome=Helen|titolo=The Crusades|url=https://archive.org/details/crusades00nich|editore=Greenwood Publishing Group|anno=2004|isbn=978-0-313-32685-1|cid=Nicholson, 2004|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Nicolle|nome=David|titolo=The Fourth Crusade 1202–04: The Betrayal of Byzantium|anno=2011|editore=Osprey Publishing|isbn=1-84908-821-7|cid=Nicolle, 2011|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Owen|nome=Roy Douglas Davis|titolo=Eleanor of Aquitaine: Queen and Legend|url=https://archive.org/details/eleanorofaquitai0000owen|editore=Blackwell Publishing|anno=1993|isbn=90-474-3259-2|cid=Owen, 1993|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Pierson|nome=Paul Everett|titolo=The Dynamics of Christian Mission: History Through a Missiological Perspective|url=https://books.google.com/books?id=_OSJIyW7q2MC&pg=PA103|anno=2009|editore=WCIU Press|isbn=978-0-86585-006-4|cid=Pierson, 2009|accesso=4 ottobre 2016|lingua=en}}
* {{Cita libro|titolo=The Arabs in Antiquity: Their History from the Assyrians to the Umayyads|cognome=RetsoRetsö|nome=Jan|anno=2003|editore=[[Routledge]]|isbn=978-0-7007-1679-1|cid=Retso, 2003|lingua=en}}
* {{cita libro|cognome=Pringle|nome=Denys|titolo=Architecture in Latin East|pubblicazione=The Oxford History of the Crusades|curatore=Riley-Smith, Jonathan|editore=Oxford University Press|anno=1999|isbn=0-19-280312-3|cid=Pringle, 1999|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Riley-Smith|nome=Jonathan|titolo=The Crusading Movement and Historians|enciclopedia=The Oxford History of the Crusades|curatore=Riley-Smith, Jonathan|editore=Oxford University Press|anno=1999|isbn=0-19-280312-3|cid=Riley-Smith, 1999|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Riley-Smith|nome=Jonathan|wkautore=Jonathan Riley-Smith|titolo=The Crusades: A Short History|url=https://archive.org/details/00book837650140|edizione=Second|editore=Yale University Press|anno=2005|isbn=0-300-10128-7|cid=Riley-Smith, 2005|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Riley-Smith|nome=Jonathan|titolo=What Were the Crusades?|url=https://archive.org/details/whatwerecrusades0000rile_r4g0|editore=Palgrave Macmillan|anno=2009|isbn=978-0-230-22069-0|cid=Riley-Smith, 2009|lingua=en}}
* {{Cita libro|titolo=The Crusades: Idea and Reality, 1095–1274|url=https://archive.org/details/crusadesideareal0000unse|nome1=Louise|cognome1=Riley-Smith|nome2=Jonathan|cognome2=Riley-Smith|serie=Documents of Medieval History|volume=4|editore=E. Arnold|anno=1981|isbn=0-7131-6348-8|cid=Riley-Smith, 1981|lingua=en}}
* {{Cita libro|nome=Jay|cognome=Rubenstein|titolo=Armies of Heaven: The First Crusade and the Quest for Apocalypse|url=https://archive.org/details/armiesofheavenfi0000rube|editore=Basic Books|anno=2011|cid=Riley-Smith, 1981|isbn=0-465-01929-3|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Runciman|nome=Steven|wkautore=Steven Runciman|titolo=A History of the Crusades: The Kingdom of Acre and the Later Crusades|url=https://archive.org/details/historyofcrusade0002runc|anno=1951|edizione=reprinted 1987|isbn=978-0-521-06163-6|editore=Cambridge University Press|cid=Runciman, 1951|lingua=en}}
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