Alessandria del Carretto: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Un’anticaUn'antica pergamena del 1193 redatta in greco e tradotta poi in latino nel 1277 è il documento più antico relativo all’attuale territorio di Alessandria del Carretto. Si tratta di una donazione di terreni, di cui sono riportati i confini, ad un monastero preesistente.
 
Tuttavia, la storia di Alessandria del Carretto per come la conosciamo va ricercata nel [[secolo XVII]] a partire da [[Oriolo]], infatti è proprio da lì che il borgo trova la sua origine. Il 1º luglio 1552 Marcello Pignone, di antica famiglia nobiliare, compra il feudo di Oriolo con Montegiordano per la somma di 10.800 ducati il e ne diviene Barone e poi Marchese di Oriolo il dal 16 aprile 1558. Dal matrimonio tra Marcello e Fulvia Lignana Gattinara dei conti di Castro nacque Alfonso, II marchese di Oriolo, che sposò nel 1580 Costanza di Sangro del Carretto, figlia ed erede di [[Del Carretto|Ippolita del Carretto dei marchesi di Finale]]; i loro discendenti adottarono il cognome Pignone del Carretto. Nel 1583 morì Alfonso del Carretto e i titoli passarono ad Alessandro, che nel 1633, su un insediamento preesistente, fondò Alessandria del Carretto della quale divenne il primo Principe, probabilmente con l'intento di aumentare i terreni coltivabili e quindi le produzioni cerealicole.
[[File:Lastra tombale Alessandro Pignone del Carretto .jpg|miniatura|Napoli, sepolcro di Arianni Pignone del Carretto - lastra tombale di Alessandro Pignone del Carretto 1º Principe di Alessandria del Carretto]]
 
===Simboli===
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR n. 2644 del 15 luglio 1983.<ref>{{Cita web|url=http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/comuni.printDetail.html?3506|titolo=Alessandria del Carretto|accesso=20 settembre 2024|sito=Archivio Centrale dello Stato}}</ref>
{{Citazione|Di rosso, alla fascia in divisa d'argento, attraversata in cuore dallo scudetto d'azzurro, caricato della croce patente, scorciata, biforcata, d’oro e sormontato dalla corona d'oro sostenente otto globetti dello stesso (cinque visibili), accompagnata da cinque pigne d'oro, tre in capo, due in punta, ordinate in fascia. Ornamenti esteriori da Comune.}}
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di azzurro.
 
[[File:Alessandria del Carretto - Foto aerea.jpg|miniatura|foto aerea]]
 
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=== Cappella di Sant’Elia ===
Nella contrada “Sant’Elia” troviamo i resti dell’omonima cappella costruita, probabilmente, intorno all’anno 1000 da monaci bizantini. I monaci si stanziarono nella zona dove costruirono la Cappella, di culto bizantino, che poi diventò l’attuale contrada di “Sant’Elia” e, probabilmente, si stanziarono anche in quella che ora corrisponde alla contrada di “Megliard”, in queste due contrade troviamo le poche zone pianeggianti dei territori di Alessandria, che loro coltivarono per diversi anni. Anche nella contrada di “Megliard” vi sono dei resti di una struttura di eporaepoca ricuducibile,riconducibile (presumibilmente,) a quella della Cappella. Tutt’oggi nella Cappella di Sant’Elia sono visibili dei resti di affreschi bizantini.
 
=== Cappella della Madonna dello Sparviere ===
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==== Palazzo Chidichimo ====
Il Palazzo Chidichimo, costruito nel XVII secolo, è una delle costruzioni più antiche del borgo. Al momento della sua costruzione aveva un altro nome: Palazzo Pignone del Carretto perché dimora della famiglia dei Pignone fondatarifondatori del paese. Il palazzo Chidichimo, in realtà, è composto da due grandi residenze. La principale è una residenza privata, ristrutturata nei decenni passati, mantiene ancora il suo carattere originale soprattutto grazie alla muratura in pietra locale con facciate a vista. La residenza secondaria, invece, di proprietà comunale, è stata ristrutturata negli ultimi anni ed oggi è sede di mostre e convegni vari.
 
==== Museo Guido Chidichimo ====
[[File:MuseoChidichimo.jpg|miniatura|Ricostruzione dello studio del Dott.Chidichimo nel museo di Alessandria]]
Il museo Guido Chidichimo (Alessandria, ?1912 – Roma, 1998) si trova nelle vicinanze dell’orto botanico ed è dedicato all’omonimo cardio-chirurgo italiano, che riposa nel suo paese natio. È stato il primo medico italiano ed eseguire un intervento di cardiochirurgia a cuore aperto e nel corso della sua vita ha eseguito oltre 35.000 interventi di chirurgia generale e oltre 10.000 di cardiologia chirurgica a cuore aperto. È stato, inoltre, autore di 250 pubblicazioni scientifiche in ambito di Chirurgia e di Cardio-angio-chirurgia.<ref>[http://www.comune.alessandriadelcarretto.cs.it/Home/Guida-al-paese?IDPagina=31177]</ref>
 
Guido Chidichimo ha lasciato tutto l’arredo dello studio romano e tutto il materiale culturale e scientifico che lo componeva al paese natio e così, dopo la sua morte, l’amministrazione comunale ha dato origine al Museo Guido Chidichimo dove si può apprezzare la ricostruzione dello studio romano, con tanto di alcuni particolarissimi strumenti operatori, della sua ricca biblioteca, nonché quadri, attestazioni e riconoscimenti.
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Ad Alessandria del Carretto nel 1959 è stato girato il noto documentario [[I dimenticati (film)|I Dimenticati]] di [[Vittorio De Seta]], considerarto il padre del cinema documentario italiano.
 
 
==Società==
===Evoluzione demografica===
A partire dall'[[Unità d'Italia]] il paese ha perso oltre 1.000 abitanti in poco meno di centocinquant'anni a causa di un forte flusso di emigrazione. Rappresenta il comune dell'[[Alto Ionio Cosentino]] con maggiore perdita di popolazione, visto che dal [[1991]] al [[2008]] essa si è quasi dimezzata, e dal 2001 al 2007 ha fatto registrare un calo del 18,3%.