Alessandria del Carretto: differenze tra le versioni
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== Storia ==
Tuttavia, la storia di Alessandria del Carretto per come la conosciamo va ricercata nel [[secolo XVII]] a partire da [[Oriolo]], infatti è proprio da lì che il borgo trova la sua origine. Il 1
[[File:Lastra tombale Alessandro Pignone del Carretto .jpg|miniatura|Napoli, sepolcro di Arianni Pignone del Carretto - lastra tombale di Alessandro Pignone del Carretto 1º Principe di Alessandria del Carretto]]
===Simboli===
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR n. 2644 del 15 luglio 1983.<ref>{{Cita web|url=http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/comuni.printDetail.html?3506|titolo=Alessandria del Carretto|accesso=20 settembre 2024|sito=Archivio Centrale dello Stato}}</ref>
{{Citazione|Di rosso, alla fascia in divisa d'argento, attraversata in cuore dallo scudetto d'azzurro, caricato della croce patente, scorciata, biforcata, d’oro e sormontato dalla corona d'oro sostenente otto globetti dello stesso (cinque visibili), accompagnata da cinque pigne d'oro, tre in capo, due in punta, ordinate in fascia. Ornamenti esteriori da Comune.}}
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di azzurro.
[[File:Alessandria del Carretto - Foto aerea.jpg|miniatura|foto aerea]]
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=== Cappella di Sant’Elia ===
Nella contrada “Sant’Elia” troviamo i resti dell’omonima cappella costruita, probabilmente, intorno all’anno 1000 da monaci bizantini. I monaci si stanziarono nella zona dove costruirono la Cappella, di culto bizantino, che poi diventò l’attuale contrada di “Sant’Elia” e, probabilmente, si stanziarono anche in quella che ora corrisponde alla contrada di “Megliard”, in queste due contrade troviamo le poche zone pianeggianti dei territori di Alessandria, che loro coltivarono per diversi anni. Anche nella contrada di “Megliard” vi sono dei resti di una struttura di
=== Cappella della Madonna dello Sparviere ===
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==== Palazzo Chidichimo ====
Il Palazzo Chidichimo, costruito nel XVII secolo, è una delle costruzioni più antiche del borgo. Al momento della sua costruzione aveva un altro nome: Palazzo Pignone del Carretto perché dimora della famiglia dei Pignone
==== Museo Guido Chidichimo ====
[[File:MuseoChidichimo.jpg|miniatura|Ricostruzione dello studio del Dott.Chidichimo nel museo di Alessandria]]
Il museo Guido Chidichimo (Alessandria,
Guido Chidichimo ha lasciato tutto l’arredo dello studio romano e tutto il materiale culturale e scientifico che lo componeva al paese natio e così, dopo la sua morte, l’amministrazione comunale ha dato origine al Museo Guido Chidichimo dove si può apprezzare la ricostruzione dello studio romano, con tanto di alcuni particolarissimi strumenti operatori, della sua ricca biblioteca, nonché quadri, attestazioni e riconoscimenti.
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==Società==
=== Tradizioni e folclore ===
==== Festa della Pitë (Abete) e del patrono Sant'Alessandro P.M. ====
La tradizione orale alessandrina riporta che la Festa dell'Abete ebbe inizio nel '600, quando un boscaiolo, dopo aver abbattuto un abete bianco, trovò all'interno del tronco l'immagine di Sant'Alessandro Papa Martire, morto decapitato.
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* i Polëcënëllë Biëllë, maschere legate a determinate famiglie di Alessandria che si tramandavano l'arte del vestirsi e del ballo di padre in figlio. Il vestiario di questa maschera è complesso: il copricapo, la maschera lignea e lo "scriazzo" sono di proprietà del pulcinella, mentre il resto dell'abbigliamento è prestato per l'occasione, solitamente dalla famiglia alla quale il pulcinella è legato da un vincolo sentimentale. Ogni parte del corpo deve essere celata al pubblico. Il corteo è organizzato in modo militaresco. Guidati dalla figura "du gëgandë”, la maschera più alta e bella, il quale raduna tutti gli altri belli, si muovono in corteo una fila per due saltellando e tenendosi l'una a l'altra dal mignolo verso la casa della sposa. Il corteo è accompagnato da vari suonatori ed, in particolare, un suonatore di surdulina. Una volta radunato tutto il corteo le maschere si dirigono in punti strategici del paese, il suono del campanaccio indica il loro arrivo, campanaccio che viene reso muto durante il ballo. La danza dei belli è una tarantella posata e lenta, i passi sono ben legati al terreno e in alcuni momenti della danza la terra viene percossa, quasi a volerla risvegliare. "U scriazzë" è l’unico oggetto che permette le maschere di entrare in contatto fisico con la gente, i pon-pon posti all'estremità dello stesso sfiorano le teste, “infilzano" i cappelli degli uomini che poi vengono portati in giro per la piazza, tutto in segno di buon augurio. All'imbrunire i Belli si levano la maschera lignea facendosi riconoscere alla comunità. Con il viso scoperto si iniziano le serenate di buon augurio alle famiglie che in precedenza hanno donato in prestito le parti del vestiario.
* L’Ursë, un uomo robusto camuffato da animale con caratteristiche ed elementi che ne esasperano le fattezze brutali. Il volto annerito dalla fuliggine, il corpo ricoperto da più strati di pelli di capra, con in testa vistose corna di caprone. Alla cintura sono attaccati dei grossi campanacci ed è legato a pesanti catene: “I kemastrë". Veniva trascinato e rincorso per le vie del paese da alcuni cacciatori. L'Urse rappresenta la forza oscura della natura, del bosco, l'entità mostruosa che va domata. Si avvicina con modi violenti alle persone cercando di mettere terrore, alcune volte sfugge al controllo dei cacciatori e raggiunto viene dileggiato e bastonato sulle spalle, cadendo a terra finge di essere morto ma dopo poco si rialza e ricomincia il caos. Dopo vari cicli l'uomo animale viene allontanato dal perimetro conosciuto della comunità e con esso tutto quello che la comunità teme e che lo stesso Ursë rappresenta.
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* I Polëcënëllë Bruttë o lajëdë sono la controparte dei belli, rappresentano la disorganizzazione, il caos, il frastuono, il dionisiaco. Il corteo dei brutti era in passato accompagnato dalle zampogne a chiave, il loro ballo era disordinato, stereotipava movimenti grotteschi. Entravano in scena appena i belli andavano via, le due figure non entravano mai in contatto né visivo e né fisico, in realtà le due figure sono indissociabili, l’una si caratterizza in modo da contraddire l'altra. I brutti vestono con panni vecchi, stracci, il viso tinto di fuliggine o coperto di stracci a uso di maschera. Camminano curvi come fossero storpi scatenando lo scompiglio e la paura degli spettatori, riempiono l'area di polvere e grida. La messa in scena dei Belli e Brutti è una lotta rituale, tra la ricchezza e la povertà, tra la primavera e l’inverno, tra la luce ed il buio, tra l'ordine ed il disordine.
==== Cinema e media ====
Ad Alessandria del Carretto nel 1959 è stato girato il noto documentario [[I dimenticati (film)|I Dimenticati]] di [[Vittorio De Seta]], considerarto il padre del cinema documentario italiano.
===Evoluzione demografica===
A partire dall'[[Unità d'Italia]] il paese ha perso oltre 1.000 abitanti in poco meno di centocinquant'anni a causa di un forte flusso di emigrazione. Rappresenta il comune dell'[[Alto Ionio Cosentino]] con maggiore perdita di popolazione, visto che dal [[1991]] al [[2008]] essa si è quasi dimezzata, e dal 2001 al 2007 ha fatto registrare un calo del 18,3%.
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==Voci correlate==
*[[Vittorio De Seta]]
*[[I dimenticati (film)]]
*[[Le quattro volte]]
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