Vallo Ligure: differenze tra le versioni

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{{Infobox struttura militare
|Nome = Vallo Ligure
|Posizione geografica = [[Italia settentrionale]]
|Struttura = Linea difensiva permanente
|Immagine = Batteria DanteDeLutti1.JPG
|Didascalia = Scorcio delle postazioni da 152/5045 della [[batteriaBatteria Dante De Lutti]], [[La Spezia]]
|Stato = {{ITA 1861-1946}}
|Stato attuale = {{ITA}}
|Suddivisione = {{IT-LIG}}[[Liguria]]
|Città =
|LatGradi =
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|LongEW =
|Tipologia = Linea fortificata
|Utilizzatore = Regia Marina {{DEU 1933-1945}}<br />{{bandiera|ITA}} [[Repubblica Sociale Italiana]]
|Funzione strategica = Difesa del [[golfo di Genova]]
|Termine funzione strategica = [[1945]]
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|Costruttore = [[Organizzazione Todt]]
|Materiale = [[Calcestruzzo]] e [[acciaio]].
|Armamento =
|Altezza =
|Demolizione =
|Condizione attuale = In stato di abbandono, salvo alcune opere restaurate con altra destinazione d'uso.
|Proprietario attuale =
|Visitabile = La visita comporta rischi più o meno gravi a seconda del loro stato.
|Posizione attuale =
|Presidio =
|Comandante attuale =
|Comandanti =
|Occupanti =
|Azioni di guerra =
|Eventi =
|Note =
|Sito web =
|Ref = Fonti citate nel corpo del testo.
}}
Per '''Vallo ligure''' si intende quel [[Linee difensive tedesche in Italia|sistema difensivo]] allestito dalle [[Wehrmacht|forze di occupazione]] [[Germania nazista|tedesche]] lungo le coste della [[Liguria]], per contrastare il pericolo di uno sbarco alleato sulle coste liguri.

Le truppe occupanti, coadiuvate dal lavoro edilizio dell'[[organizzazione Todt]] e in collaborazione con specialisti dell'[[Ansaldo]] della [[OTO Melara]] e dell'[[Arsenale militare marittimo della Spezia]], allestirono nuove batterie costiere utilizzando l'abbondante numero di pezzi campali catturati al [[Regio Esercito]] dopo l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]], e rimisero in efficienza le batterie italiane sabotate dalla [[Milizia Marittima di Artiglieria|Milmart]] al momento della resa<ref name="Faggioni69">{{cita|Faggioni|p. 69}}.</ref>.

Nel contempo i tedeschi migliorarono la protezione delle batterie costiere con la realizzazione di coperture a forma di guscio di tartaruga in cemento armato edificate sopra le piazzole e in grado di proteggere i serventi e i pezzi dalle incursioni aeree. Esempi di questo lavoro di adeguamento sono visibili nelle batterie [[Batteria Dante De Lutti|Dante De Lutti]] a [[Ameglia#Frazioni|Bocca di Magra]], [[Batteria Ammiraglio Ronca|Gregorio Ronca]] sull'[[isola del Tino]], e nelle batterie a protezione del [[Genova|capoluogo ligure]]; [[Batteria Monte Moro|Monte Moro]], [[Batteria di Punta Chiappa|Punta Chiappa]] e [[Batteria Mameli|Mameli]]<ref name="Faggioni69"/>. Tale vallo proseguiva in Francia mediante il [[vallo Mediterraneo]].
 
== La difesa costiera in Liguria tra '800 e '900 ==
[[File:Batteria SanBenigno.jpg|thumb|left|La [[batteria di San Benigno]] sotto la [[Lanterna di Genova]], durante un'esercitazione di inizio '900.]]
Quando il [[Regno d'Italia]] si costituì nel 1861, il neonato Stato ereditò alcune opere fortificate costiere già erette dal [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]] lungo la costa ligure e dal [[Regno delle Due Sicilie]] a difesa dei porti più importanti<ref name="Clerici8">{{cita|Clerici 1996|p. 8}}.</ref>.
<br/>La [[Francia]] era allora una nazione amica, ma la [[presa di Roma]] e il mancato intervento italiano a fianco della Francia durante la [[guerra franco-prussiana]], fecero deteriorare i rapporti politici tra le due nazioni.
L'Italia era isolata, la Francia era un pericolo e l'[[Impero austro-ungarico|Austria-Ungheria]] minacciosa; furono quindi avviati studi per fortificare il confine con la Francia e le località costiere più importanti, vennero previsti 97 siti fortificati in tutto il paese.
Tra il [[1871]] e il [[1880]] furono stanziati 66,6 milioni di [[lira (moneta)|lire]] per le fortificazioni del paese e più di 31 milioni per le artiglierie necessarie ad armarle<ref name="Clerici8"/>.
<br/>Le [[Alpi Occidentali]] erano uno degli obiettivi principali dei lavori di fortificazione, assieme alle piazze marittime di [[Genova]] e [[La Spezia]] fino a quando nel [[1878]] iniziarono anche i lavori di fortificazione della capitale [[Roma]].
Sul piano politico, nel [[1882]] fu stipulata la [[Triplice alleanza (1882)|Triplice Alleanza]], con [[Germania]] e [[Impero austro-ungarico|Austria-Ungheria]], che tolse l'Italia dall'isolamento politico nel quale si trovava e mutò drasticamente lo scenario militare europeo, consentendo inoltre all'Italia sospendere i costosi lavori di fortificazione della costa Adriatica<ref name="Clerici9">{{cita|Clerici 1996|p. 9}}.</ref>.
 
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Per combattere questa piaga, nascono i "punti di rifugio" (P.R.), ossia tratti di costa difesi dalle batterie terrestri in cui le navi amiche potevano transitare o sostare. La Liguria in questo senso rappresentava una linea praticamente ininterrotta, a difesa del traffico navale e delle linee ferroviarie costiere, che dopo [[battaglia di Caporetto|Caporetto]] furono indispensabili per il transito dei rinforzi anglo-francesi verso il fronte.
Genova fu nodo vitale di questa linea di difesa, e la sua piazza fu una delle più armate anche se con pezzi spesso obsoleti e di medio calibro, comunque utili in alcuni casi, a costringere sottomarini assalitori a ritirarsi.
Nonostante le precauzioni aal largo del breve tratto di litorale antistante Genova, furono affondati in poco tempo due piroscafi da trasporto, tra cui l'americano ''Washington'', di ottomila tonnellate di stazza, carico di locomotive, vagoni ferroviari e materie prime destinate all'industria bellica italiana, affondato il 3 maggio [[1917]] aal largo di [[Camogli]]<ref>{{cita|Clerici 1996|pp. 35, 36}}.</ref>.
 
== La situazione della difesa costiera in Liguria nel 1940 ==
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=== Le difese della Spezia ===
Il [[golfo della Spezia]] fin dai primi anni dell'Ottocento, grazie alla sua conformazione geografica, fu utilizzato quale arsenale militare e in quanto tale, soggetto a pesanti opere fortificatorie difensive. Diversi forti e postazioni di artiglieria create durante gli anni sopravvissero fino all'inizio del conflitto, quando le necessità di protezione di [[Arsenale militare marittimo della Spezia|uno dei maggiori arsenali]] del [[Regno d'Italia]], fece sì che molte opere furono riarmate e altre costruite ex novo.
 
Già nel primo dopoguerra furono realizzate la [[Batteria Ammiraglio Ronca|batteria Gregorio Ronca]] sull'[[isola del Tino]] (armata con quattro pezzi da [[152/50 A. Mod. 1918|152/50]] e un pezzo illuminante da [[QF 4.7 in Mk. I-IV|120/40]]), e la [[batteria Dante De Lutti|batteria "Dante De Lutti"]] a Punta Bianca nei pressi di Bocca di Magra (armata con due cannoni antinave da 152/45 e un pezzo illuminante da 120/40) e la batteria Carlo Alberto Racchia presso Riomaggiore (armata con quattro pezzi da 152/50 e un pezzo illuminante da 120/40) . Nello stesso periodo anche le batterie disarmate nel 1915 furono riequipaggiate con artiglierie più moderne, la batteria "Giuseppe Garibaldi" fu dotata di sei pazzi da [[152/45 S. Mod. 1911|152/45]], mentre nella batteria Domenico Chinca (ex Batteria Maralunga) , le obsolete artiglierie di medio calibro furono sostituite da quattro cannoni della [[Regia Marina]] da 152/45, come peraltro la batteria "Schenello", che fu riarmata con quattro cannoni da 152/45 e un pezzo illuminante da 120/40<ref>{{cita|Faggioni|pp. 34, 36}}.</ref>.
 
Dopo il [[1920]] furono allestite anche due batterie anti siluranti; la "Francesco Querini" a Baia Blu, e la "Alfredo Mazzuoli" sulla diga foranea. Entrambe avevano il compito di prevenire un possibile ingresso di mezzi o sommergibili nemici grazie ai cinque cannoni da 76/40 la Mazzuoli e sei la Querini, con cui erano armate, pezzi che armavano anche l'ottocentesca batteria di Santa Teresa bassa.
Prima del 1928 furono inoltre implementate le difese aeree con la costruzione di cinque nuove [[Arma contraerea|batterie antiaeree]], ''S 229A'' a [[Maramozza]], ''S 353'' presso la batteria "Semaforo" su [[Palmaria]], ''S 485'' a [[Baccano (Arcola)|Baccano]] (alle dipendenze del [[forte di Canarbino]]), ''S 635'' su Monte Santa Croce e ''S 669'' a [[Cadimare]]. Altre batterie antiaeree furono poi installate all'interno di forti ottocenteschi, tra cui il [[forte Umberto I]], il [[forte Bramapane]] e il forte Santa Maria. Altre cinque batterie furono poi installate nei pressi della costa, impiegate anche in funzione antinave<ref>{{cita|Faggioni|pp. 37, 38}}.</ref>.
 
AlloDurante scoppiogli delanni conflitto30 fufurono allestitaallestite a [[Riomaggiore]] la batteria Carlo Alberto Racchia e tre batterie antiaeree a Monte Viseggi, in località "Il Monte" e a Monte Pertego. Inoltre la batteria "Domenico Chiodo", giàprecedentemente armata con quattro cannoniobici da 152/5028 cm, fu allestita anche in funzione antiaerea con sei pezzi da [[90/53 Mod. 1939|90/53]] e quattro [[mitragliera|mitragliere]] da [[Breda 37/54|37&nbsp;mm]].
In totale la piazza di La Spezia era difesa da dodici batterie costiere, con cinquantanove cannoni in totale, e da ventidue batterie antiaeree, suddivise in quattro gruppi e con oltre novanta cannoni, a cui si aggiunsero all'inizio del 1943 anche sei batterie armate con il [[8,8 cm FlaK|FlaK da 88 mm]]<ref>{{cita|Faggioni|p. 38}}.</ref>.
 
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Le foci dei corsi d'acqua, le spiagge, ponti e strade furono disseminate di migliaia di ordigni esplosivi. Al 31 ottobre 1943 le unità tedesche presenti in Liguria avevano ricevuto 148.000 mine anticarro ed antiuomo (38.000 alla [[334. Infanterie-Division|334ª divisione]]; 40.000 alla [[356. Infanterie-Division (Wehrmacht)|356ª divisione]] e 70.000 alla 135ª brigata). Nelle settimane successive all'armistizio giunsero in Liguria i reparti specializzati del genio, assieme a battaglioni divisionali del genio e dell'[[organizzazione Todt]] (OT), che furono incaricati di costruire le nuove opere difensive.
L'OT disponeva nel territorio di due Oberbauleitungen (OBL), cioè "direzione superiore dei lavori" e, da queste, dipendevano i cantieri e le imprese di costruzione<ref name=Faggioni47/><ref>Nell'aprile del 1944 in Liguria erano al lavoro più di trentacinquemila operai e settemila uomini della Todt, che realizzarono più di ottomila postazioni campali e semipermanenti. Vedi: {{cita pubblicazione |cognome= Clerici|nome= Carlo Alfredo |anno=1995 |mese=ottobre|titolo= L'Organizzazione Todt e le sue attività in Italia durante la seconda guerra mondiale|rivista= Uniformi & Armi |paginepp= 56-63}}.</ref>
 
Il 10 settembre, il colonnello Nagel, comandante dell'87º corpo d'armata ricevette da [[Erwin Rommel]]<ref>Nell'agosto 1943 il [[feldmaresciallo]] fu nominato comandante delle truppe tedesche in Italia settentrionale, al comando del [[Heeresgruppe B|gruppo d'armate B]]. Vedi: {{cita|Faggioni|p. 43}}.</ref>, istruzioni per lo schieramento delle truppe a difesa della costa ligure. La [[74. Infanterie-Division (Wehrmacht)|74ª]] e la [[94. Infanterie-Division (Wehrmacht)|94ª divisione]] di fanteria furono dislocate attorno a Genova e Savona, in quanto i settori costieri di Savona-Varazze e Genova-Voltri corrispondenti alla parte più stretta dell'[[Appennino ligure]] e più ricche di vie di comunicazione con l'interno, furono ritenuti i più idonei per uno sbarco alleato. Così a Savona, nei sedici chilometri di costa vennero schierati due battaglioni, a Voltri in sette chilometri fu schierato un battaglione e a Genova, in venti chilometri, ben quattro battaglioni. Verso il confine francese e verso La Spezia, i comandi tedeschi ritenevano la possibilità di sbarchi meno probabile e comunque le azioni alleate in quei settori sarebbero state probabilmente atte ad azioni contro il naviglio nei porti<ref name=Faggioni48>{{cita|Faggioni|p. 48}}.</ref>.
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Questo piano, denominato Zeta, prevedeva una lista di obiettivi da distruggere prima di una eventuale ritirata delle forze nazifasciste: il porto, i cantieri, le fabbriche, le centrali elettriche e dell'acqua, tutti i ponti e le gallerie. Moltissimi di questi obiettivi furono minati con mine antiuomo e anticarro già sul finire della primavera del 1944, momento in cui il generale Reinhart Meinhold assunse il comando della città di Genova con il titolo di Festungkommandant, il quale disponeva della seguente guarnigione: un contingente della 135ª brigata da fortezza, un contingente della [[Kriegsmarine]], due battaglioni autonomi di bersaglieri, un reggimento di artiglieria pesante e uno di artiglieria leggera, un gruppo di batterie autonome sul Monte Moro, un gruppo FlaK e un treno armato con pezzi da 90/53. Nella necessità, a queste unità si aggiungevano migliaia di elementi della Wehrmacht e della marina scaglionati sui monti circostanti<ref>{{cita|Faggioni|pp. 54, 55}}.</ref>.
 
=== Il piano HerstnebelHerbstnebel ===
Il comando tedesco in Italia predispose l'entrata in funzione di una seconda linea difensiva posta tra il fiume [[Po]] e la linea che univa il fronte appenninico allo schieramento difensivo costiero sul Mar Ligure, chiamata linea "Gengis Khan", che sarebbe servita dopo un eventuale crollo delle difese nazifasciste sugli Appennini. Questa linea avrebbe dovuto essere protetta dall'[[Armee Ligurien|armata Liguria]] del generale [[Rodolfo Graziani]], e la ritirata controllata delle divisioni nazifasciste dalla Liguria avrebbe dovuto seguire un preciso piano, chiamato in codice HerstnebelHerbstnebel ("Nebbia autunnale"), per convergere sulla linea Gengis Khan<ref>{{cita|Faggioni|pp. 64, 65}}.</ref>. Dalla provincia di Imperia si prevedeva la ritirata della 34ª divisione di fanteria e della 5ª divisione da montagna lungo la rotabile che attraversava il [[colle di Nava]] e le varie strade di raccordo che portavano in pianura. Da Savona la divisione San Marco e altre diverse aliquote della marina e di altri reparti fascisti avrebbero dovuto ritirarsi su [[Alessandria]] per poi aggregarsi alla 34ª divisione tedesca, mentre dal fronte spezzino la 148ª divisione di fanteria avrebbe dovuto ripiegare in [[val di Taro]] percorrendo la rotabile [[Fivizzano]]-[[passo del Cerreto]] per poi concentrarsi a [[Fornovo di Taro]], dove era previsto il congiungimento con la [[1ª divisione bersaglieri Italia]] e quelli della Monterosa provenienti dalla [[Linea Gotica]]<ref name="FaggioniP65">{{cita|Faggioni|p. 65}}.</ref>.
Da Genova la 135ª divisione di fortezza, dopo aver effettuato le previste distruzioni agli impianti industriali e alle principali vie di comunicazione della città, avrebbe dovuto cercare ripiegare, assieme ad aliquote della Monterosa stanziate nell'immediato levante cittadino, lungo la [[Autostrada A7 (Italia)|camionale]]<ref>{{cita|Faggioni|p. 66}}.</ref>.
 
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Inizialmente i tedeschi rimisero in efficienza le batterie italiane sabotate dalla Milmart al momento della resa, migliorando nel contempo, con l'aiuto dei lavoratori coatti o accondiscendenti dell'Ansaldo, OTO Melara e dell'Arsenale di La Spezia, la protezione della batterie costiere di medio calibro contro i bombardamenti aerei alleati<ref name="Faggioni69"/>.
 
Furono principalmente costruite diverse coperture dette a "guscio di tartaruga" in cemento armato da installare sopra le piazzole scoperte che solitamente ospitavano i pezzi da 152, come quelli presenti nelle batterie Dante De Lutti e Gregorio Ronco in provincia di Ladella Spezia, e nelle batterie a protezione del capoluogo ligure.
 
Le truppe occupanti realizzarono poi molte nuove batterie costiere utilizzando il gran numero di pezzi di medio calibro requisite al [[Regio Esercito]]; furono per esempio realizzate tre nuove batterie costiere a [[Bocca di Magra]], la batteria "Ferrara", la batteria "dell'Angelo" e la batteria di "Bocca di Magra". La prima fu armata con due torri navali binate da [[OTO/Ansaldo 135/45|135/45]] oltre che un cannone da 204&nbsp;mm dislocato nell'omonima località. La batteria dell'Angelo disponeva invece di tre pezzi da 152 mentre la Bocca di Magra era armata con alcuni pezzi meno potenti da 105&nbsp;mm di preda bellica francese. Queste tre nuove batterie furono realizzate allo scoperto, ma la creazione di diversi ricoveri e gallerie sotterranee e in cemento armato garantivano una certa protezione per il personale. Tutte e tre le batterie erano protette dagli attacchi aerei da cinque [[Breda 20/65 Mod. 1935|mitragliere Breda da 20 mm]] in funzione antiaerea<ref name="Faggioni69"/>.
 
Il grosso dell'impegno edile nella prevenzione di uno sbarco fu però indirizzato nella realizzazione di architetture fortificate atte ad impedire l'avanzata di mezzi corazzati e fanteria attraverso le spiagge e le zone pianeggianti. A questo scopo furono realizzati vari ostacoli anticarro, il più comune lungo le coste era costituito da un muro anti-sbarco in calcestruzzo armato chiamato "Panzermauer" di altezza variabile da 1,5 a 4 metri e con uno spessore di almeno un metro. Il profilo di questo tipo di fortificazione aveva uno spessore superiore a forma piramidale o semicilindrica, appositamente studiato per essere difficilmente superabile con l'arrampicata. Ma l'alto costo di questo manufatto, sia in termini di materiale che di manodopera limitò fortemente l'utilizzo dei muri antisbarco, per cui fu realizzato sui tratti di spiaggia tra [[Fiumaretta d'Ameglia]] e [[Marinella di Sarzana|Marinella]], di [[San Terenzo]] e di [[Porto VenerePortovenere]] e in pochi tratti particolarmente importanti lungo le linee dell'entroterra come il muro anticarro lungo il torrente [[Parmignola]]<ref>{{cita|Faggioni|p. 70}}.</ref>.
 
Lungo la costa la Todt installò numerose tipologie di [[casamatta|casematte]] destinate al tiro d'infilata degli ostacoli anticarro naturali o artificiali. Un esempio di queste casematte si trova sull'isola di Palmaria dove nell'odierno stabilimento balneare della Marina Militare è presente una casamatta a forma cubica con una feritoia rivolta verso al mare dove un cannone da 50&nbsp;mm avrebbe dovuto colpire le imbarcazioni nemiche che transitavano attraverso lo stretto tra Porto VenerePortovenere e l'isola di Palmaria. Molte altre casematte sono presenti lungo la costa e furono principalmente costruite con tre o quattro feritoie e armate con ununa mitragliera, ma le casematte più comuni costruite furono i nidi di mitragliatrice denominati [[Tobruk (bunker)|Tobruk]], ispirati alle efficaci postazioni italiane impiegate durante la [[campagna del Nordafrica]]. L'efficacia di queste piccole fortificazioni provvisorie in Africa convinse i tedeschi ad adottarle per la difesa delle coste costruendole in cemento armato e incassandole a terra anche con piccole riservette per le munizioni. Spesso i Tobruk veenivanovenivano impiegati nella difesa di centri più grandi come all'entrata della batteria Dante De Lutti<ref>{{cita|Faggioni|pp. 70, 71}}.</ref>.
 
Infine, per controllare l'accesso alle principali vie di comunicazione litoranee furono allestiti dei posti di blocco costieri, costituiti da costruzioni in cemento armato contenenti una camera di combattimento circolare, dov'erano presenti almeno quattro feritoie armate di mitragliatrice<ref>{{cita|Faggioni|p. 71}}.</ref>.
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Con lo [[sbarco in Normandia|sbarco alleato in Normandia]] molti dei contingenti tedeschi di terra e dell'aviazione furono spostati in Francia, ma il ritiro di truppe alleate dal fronte italiano [[linea Gustav|sulla Gustav]] verso la [[Corsica]], convinse il comando supremo tedesco di un imminente sbarco nella [[Provenza|costa provenzale]] o in quella ligure. Ma nel frattempo l'offensiva alleata in Italia non si era arrestata e il 12 maggio 1944 Montecassino fu l'obiettivo di un grosso assalto alleato che costrinse Kesselring a nuovi spostamenti di truppe<ref>{{cita|Faggioni|p. 56}}.</ref>.
 
Con lo sbarco di Anzio il 22 gennaio 1944, Kesselring dovette trasferire la 14ª armata e parte della [[356. Infanterie-Division (Wehrmacht)|356ª divisione]] nel [[Lazio]], e l'Armeeabteilung del generale [[Gustav-Adolf von Zangen|Zangen]] prese il comando sulle aree dell'Italia settentrionale considerate zone d'operazione, cioè lungo la costa ligure, tirrenica ed adriatica fino all'[[Istria]]<ref name=Faggioni53/>.
Al 1º marzo 1944 le forze effettive della 356ª divisione ammontava in totale a 8.775 uomini contro i 13.656 di organico, furono affiancati quindi alcuni battaglioni di [[bersaglieri]] e alcune batterie costiere della RSI oltre a reparti minori dell'esercito e della marina. Nella primavera del 1944 le forze dell'Asse in Liguria erano molto indebolite; si può desumere che tra tedeschi e repubblichini nell'area ligure e del basso Piemonte fossero attorno a 13-15.000 uomini ai quali si aggiungono le forze della marina tedesca, circa 10.000 uomini e circa 3.000 uomini della brigata di fortezza di stanza nello spezzino<ref name=Faggioni54>{{cita|Faggioni|p. 54}}.</ref>.
 
La situazione dello schieramento nazifascista in Liguria, al marzo 1944 era il seguente: il "gruppo Genova" formato dalla 356ª divisione di fanteria, schierata dal confine francese alla penisola di Portofino, il "gruppo La Spezia" da Portofino a [[Marina di Carrara]] difeso dalla 135ª brigata da fortezza e il "gruppo Livorno" costituito dalla 162ª "Turk" infanterie division, composta da reclute turchestane e azerbaigianeazere. A disposizione c'era poi in caso di emergenza la [[Fallschirm-Panzer-Division 1 "Hermann Göring"|divisione "Hermann Göring"]] della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]] schierata in [[Toscana]] come riserva<ref>{{cita|Faggioni|p. 55}}.</ref>.
 
==== Estate - inverno 1944 ====
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A metà giugno confluì in Liguria la [[19. Luftwaffen-Feld-Division]], schierata tra Genova e [[Novi Ligure]].
I comandi tedeschi iniziarono un sostanziale rafforzamento delle difese costiere con un ispessimento del fronte, così la ricostituita [[34. Infanterie-Division (Wehrmacht)|34ª divisione di fanteria]] proveniente dall'[[Ucraina]] fu schierata sui principali colli di collegamento tra la costa e l'interno. Il generale [[Theo-Helmut Lieb]], comandante della divisione, assunse anche il comando di tutte le forze tedesche e repubblichine sulle due riviere, costituendo dapprima il "gruppo Lieb" (34ª e 42ª divisione e la 135ª brigata da fortezza) e poi, con l'arrivo di divisioni della RSI addestrate in Germania, costituì la Korpsableitung Lieb ("reparto corpo d'armata Lieb")<ref>{{cita|Faggioni|pp. 56, 57}}.</ref>.
Pronta ad intervenire compariva anche la [[90. leichte Afrika-Division|90. Panzergrenadier]] stanziata inizialmente a Modena, poi ad agosto, quando leci furono avvisaglie di un imminente sbarco alleato nel settore tra la Provenza e la Liguria, fu spostata a Novi Ligure e a nord di Genova. Il 15 agosto lo [[operazione Dragoon|sbarco avvenne]] sulla costa francese tra [[Le Lavandou]] e [[Théoule-sur-Mer|Théoule]], il che richiese ampi spostamenti delle forze tedesche dall'Italia alla Francia. Ma acquisita l'impossibilità di fermare lo sbarco, i tedeschi si ritirarono lungo la [[Rodano|valle del Rodano]] e sul confine italiano. La Liguria divenne quindi, assieme al resto dell'Italia nord occidentale, zona d'operazioni dove ora operavano anche la 148ª e la 157ª divisione tedesca a difesa dei passi alpini<ref>{{cita|Faggioni|p. 59}}.</ref>.
A novembre 1944 a difesa di Genova si trovava il "gruppo tattico Meinhold", derivante dalla 135ª brigata da fortezza, al comando del generale tedesco [[Günther Meinhold]] incaricato della difesa della "fortezza Genova", mentre a ponente era stanziata la [[1º Reggimento "San Marco"|divisione di fanteria "San Marco"]] e nelle valli interne battaglioni e compagnie [[4ª Divisione alpina "Monterosa"|della Monterosa]]<ref>{{cita|Faggioni|pp. 60, 63}}.</ref>.
 
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Anche la "fortezza Genova" non fu mai impegnata in azioni di fuoco fino al 24 aprile 1945 quando a seguito dell'insurrezione generale e la conseguente liberazione di Genova, la [[batteria Monte Moro]] fu cinta d'assedio dalle forze della [[Resistenza italiana|Resistenza]]. Il capitano della batteria Weegen si rifiutò di arrendersi, minacciando di colpire la città con i pezzi da 152 della batteria. Il 26 la batteria sparò alcuni colpi contro delle unità navali alleate in vista della costa.
Wegeen voleva il via liberolibera per raggiungere le colonne tedesche in ripiegamento verso le Alpi, solo l'arrivo della 92ª divisione Buffalo convinse gli occupanti ad arrendersi. La guarnigione si arrese con l'onore delle armi il 28 aprile 1945<ref>{{cita|Clerici 1994|p. 40}}.</ref>.
 
== Note ==
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'''Pubblicazioni:'''
*{{cita pubblicazione |cognome= Clerici|nome= Carlo Alfredo |anno=1993 |mese=febbraio|url=http://www.scribd.com/doc/16190799/Batterie-Costiere-Della-MILMART-La-Difesa-Costera-in-Italia-Durante-Le-Due-Guerre-Mondiali|titolo= La difesa costiera in Italia|rivista= Uniformi & Armi |paginepp= 14-20|cid=Clerici 1993}}
*{{cita pubblicazione |cognome= Clerici|nome= Carlo Alfredo |anno=1994 |mese=settembre|url=http://www.scribd.com/doc/16190662/Bunker-in-Liguria-Batterie-Costiere-e-Fortificazioni-Del-Novecento-a-Genova|titolo= La difesa costiera del Golfo di Genova|rivista= Uniformi & Armi |paginepp= 35-41|cid=Clerici 1994}}
*{{cita pubblicazione |cognome= Clerici|nome= Carlo Alfredo |anno=1999 |mese= agosto/settembre|url=http://www.scribd.com/doc/32396018/Le-difese-costiere-della-Spezia|titolo= Le difese costiere di La Spezia|rivista= Uniformi & Armi |paginepp= 48-53|cid=Clerici 1999}}
 
== Voci correlate ==
* [[Difesa costiera di Genova]]
* [[Sistema fortificato del Golfo della Spezia]]
* [[Vallo Mediterraneo]]
* [[Vallo Alpino]]
*[[Difesa costiera di Genova]]
*[[Vallo Alpino]]
 
== Collegamenti esterni ==