Agronomo: differenze tra le versioni
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{{f|agricoltura|agosto 2013}}
[[File:Strampelli e la moglie.jpg|thumb|L'agronomo [[Nazareno Strampelli]], con sua moglie e assistente, lavora a un'ibridazione]]
L{{'}}'''agronomo''' è un [[professionista]] che si occupa di [[agronomia]], studiandola come [[scienza]] pura o applicata. Oltre la libera professione, può essere impiegato nelle aziende, nell'[[industria agraria]], in ambito ambientale o agroalimentare, edile, energetico o in qualità di funzionario o dirigente in uffici pubblici o privati.<ref>{{Treccani|agronomo|agronomo|4-10-2011|v=1}}</ref>
In particolare, l'agronomo applica le proprie competenze tecniche per guidare gli interventi di antropizzazione sul territorio e l'ambiente, sui fattori che determinano qualità e quantità della produzione [[agricoltura|agricola]] e [[zootecnica]]. Opera prevalentemente nell'ambiente rurale con applicazioni anche in ambiti urbani. L'agronomo s'interessa anche degli aspetti [[economia|economici]], [[ecologia|ecologici]] e [[progettazione|progettuali]] legati all'ambiente urbano ed extra-urbano.<ref>{{Cita web|url=https://www.jobbydoo.it/descrizione-lavoro/agronomo|titolo=Cosa fa l'agronomo? (compiti, mansioni, competenze)|accesso=2018-12-18}}</ref>
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La parola agrònomo deriva {{lang-grc|ἀγρός|agròs|campo, campagna|da=sì|nopunti=sì|testo2=νόμος|traslitterazione2=nòmos|traduzione2=legge, regola}}.<ref>{{sapere|agronomo|v=1}}</ref>
Il termine fu coniato nel [[XVIII secolo|Settecento]] per indicare un esperto di scienze agrarie. Per esempio il ''Vocabolario agronomico italiano'' di Giambattista Gagliardo<ref>Silvestri, Milano, 3ª ed., 1822</ref> lo definiva: “Parola universalmente introdotta nella [[lingua italiana]], tolta dal greco che vuol dire versato dotto in agricoltura. In generale però contrassegna colui che dà le regole ed ammaestramenti dell'agricoltura ed anche colui che le ha bene apprese. Dicesi pure agronomo ogni scrittore di economia rurale e di economia politica”.
Oggi però viene usato in genere in modo più restrittivo, in riferimento ai professionisti abilitati.<ref>''Dizionario Sapere'' (De Agostini, 2000): [sec. XVIII - dal greco agronòmos, magistrato dell'agricoltura]"Chi esercita l'agronomia. In particolare, laureato in scienze agrarie, abilitato all'esercizio della professione e iscritto all'apposito albo professionale".</ref>
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Per diversi secoli non si hanno testimonianze sui progressi del sapere agronomico fino all'alba del Trecento, quando il bolognese Pietro de' Crescenzi compila il "Liber commodorum ruralium"; quest'opera è costruita con gli strumenti concettuali di una scienza che colloca le fondamenta sul sapere Aristotelico.
Il Liber è l'espressione peculiare della cultura europea del Medioevo, frutto del lavoro di un dotto che pur scrivendo il latino nella vita quotidiana parla in volgare; da alcuni studiosi viene considerata la pietra miliare della letteratura agronomica italiana.
Una svolta profonda si ebbe nell'Italia del Cinquecento con la grande fioritura di testi agronomici basati essenzialmente sul recupero della tradizione latina; non mancarono proposte originali ed innovative o quanto meno anticipatrici. Gli agronomi bresciani Camillo Tarello e [[Agostino Gallo (agronomo)|Agostino Gallo]] ne sono gli esempi più illustri studiando il migliore inserimento di piante leguminose e foraggiere in cicli di rotazione poliennale, con lo scopo di accrescere la produzione cerealicola e di rafforzare l'allevamento.
Ma gran parte di queste pubblicazioni a carattere agronomico, nonostante la grande diffusione per l'epoca, furono destinate a restare pur sempre oggetto di scambio culturale per nobili e cittadini; molto più difficile era introdurre cambiamenti effettivi nelle pratiche e negli strumenti tra le masse contadine.
Sarà necessario attendere ancora due secoli prima che le tecniche agronomiche praticate sul territorio peninsulare subiscano l'impulso necessario a spingere l'agricoltura verso la modernizzazione.
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Per tutto il periodo fascista, agronomi e periti agrari erano iscritti, seppure in sezioni diverse, in un unico albo.
Le vicende belliche della [[seconda guerra mondiale]] e la conseguente ricostruzione, poco spazio hanno riservato alle rivendicazioni di tipo professionale; solo nel [[1976]] con la legge nº 3 e il relativo regolamento d'attuazione approvato nel 1981 si è finalmente raccolto e tentato di armonizzare tutte le disposizioni preesistenti, gettando le basi per l'affermazione del ruolo autonomo del dottore agronomo e del dottore forestale rispetto ad altre professioni tecniche.
Ancor di più la legge n. 152 del 10 febbraio 1992 provvedeva a chiarire definitivamente le competenza professionali dell'agronomo, stabilendo, all'art. 2 che “sono di competenza dei dottori agronomi e dei dottori forestali le attività volte a valorizzare e gestire processi produttivi agricoli, zootecnici e forestali, a tutelare l'ambiente e, in generale, le attività riguardanti il mondo rurale” ed entrando nel merito più specifico elencando una serie di attribuzioni e competenze che per quanto riguarda la parte ingegneristica sono comuni anche ad architetti e ingegneri.
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