Politica economica: differenze tra le versioni
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La '''politica economica''', in [[economia]], è la disciplina che studia gli effetti dell'intervento dei poteri pubblici ([[Stato]], [[Banca centrale]], ed altre autorità) e dei soggetti privati ([[impresa|imprese]], [[famiglia|famiglie]],...)
== Storia ==
[[File:AdamSmith.jpg|thumb|[[Adam Smith]], fautore del [[liberismo]] e dell'[[economia di mercato]] pura, attraverso la cosiddetta [[mano invisibile]] portando all'[[equilibrio economico]] ([[La ricchezza delle nazioni]])]]
[[File:Karl_Marx.png|thumb|[[Karl Marx]], secondo il quale il sistema economico [[capitalismo|capitalista]] con il progressivo sfruttamento dei [[lavoratore|lavoratori]] avrebbe condotto al collasso del sistema stesso attraverso l'impoverimento crescente della [[classe operaia]], idea presa a riferimento dai modelli ad [[economia pianificata]] come i regimi [[socialismo|socialisti]]-[[comunismo|comunisti]] ([[Il Capitale]])]]
{{vedi anche|Storia del pensiero economico|Economia politica}}
Storicamente l'esigenza di una politica economica si manifesta allorché appare chiaro che l'economia lasciata in mano agli interessi egoistici dei singoli [[Soggetto economico|operatori]] non è in grado di evitare squilibri e diseguaglianze economiche capaci di rendere instabili l'economia stessa, oltre che il tessuto sociale di un paese e i rapporti tra nazioni.
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Le politiche economiche [[liberismo|liberiste]], che al pensiero economico di Smith si ispirano, tendono quindi a promuovere la rimozione di ogni vincolo al libero dispiegarsi delle forze di mercato e a tracciare un ruolo il più possibile ridotto per lo [[Stato]], il cui compito dev'essere quello di non intervenire o di intervenire il meno possibile nell'economia, dove devono prevalere gli "spiriti animali". Le posizioni liberiste di Smith sono state successivamente da molti criticate, man mano che si prende coscienza che esse richiedono condizioni di mercato che difficilmente si trovano nella realtà ([[concorrenza perfetta]]).
[[Karl Marx]] immagina un sistema economico in cui il progressivo sfruttamento dei [[lavoratore|lavoratori]] avrebbe condotto al collasso del sistema economico attraverso l'impoverimento crescente della [[classe operaia]], e alla necessità di una svolta politica di stampo rivoluzionario, per poi ricostruire un sistema economico di stampo [[Egualitarismo|egualitario]].
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=== Interventi a breve, medio e lungo termine ===
[[File:Portrait of Milton Friedman.jpg|thumb|[[Milton Friedman]], fondatore del [[monetarismo]]]]
Nell'ambito della politica economica si studiano gli interventi con un [[orizzonte temporale]] a ''[[breve termine]]'', ''[[medio periodo|medio termine]]'' e a ''[[lungo termine]]''. Le
== Teoria macroeconomica della politica economica ==
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Oggetto di particolare studio teorico, nell'ambito della [[Teoria macroeconomica|Macroeconomia]], sono due tipi di politica economica: la [[politica di bilancio]] e la [[politica monetaria]].
La ''politica di bilancio'' consiste nella decisione dell'ammontare delle [[tasse]] e della [[spesa pubblica]], e la sua determinazione spetta al governo. Si ha una politica di bilancio ''espansiva'' se si aumenta la spesa pubblica e/o si diminuiscono le [[imposta|imposte]]: secondo le teorie [[Economia keynesiana|keynesiane]], opposte a quelle degli [[economia neoclassica|economisti neoclassici]] dell'epoca (che si opponevano all'intervento dello Stato in economia), tale politica dovrebbe far aumentare la [[domanda aggregata]], favorire un'espansione dell'economia, un aumento del [[reddito nazionale]], degli stipendi e dell'[[occupazione]] ([[crescita economica]]); gli effetti positivi di un aumento della spesa pubblica possono essere incrementati dal cosiddetto [[moltiplicatore keynesiano]], al punto che anche un aumento della spesa pubblica accompagnato da un pari aumento delle tasse ([[pareggio di bilancio]]) potrebbe far espandere l'economia.▼
Se invece la spesa pubblica aumenta mentre le entrate (tasse) restano ferme o diminuiscono, il [[deficit pubblico]] aumenta, con conseguenze negative sul [[debito pubblico]]. Inoltre, se si accetta la relazione inversa tra [[disoccupazione]] e [[inflazione]] (vedi [[curva di Phillips]]), una politica espansiva dovrebbe provocare un aumento dell'inflazione. Per ridurre un deficit pubblico eccessivo, si possono adottare politiche di bilancio ''restrittive'': aumento di tasse e diminuzione della spesa pubblica. A livello di crescita economica tali politiche avrebbero effetti opposti a quelle espansive, ma destinate a far fronte a problemi di [[finanza pubblica]]. Per contrastare il [[ciclo economico]], che presenta periodicamente tassi di disoccupazione o di inflazione superiori a quelli fisiologici, si possono adottare politiche di ''fine tuning'': la politica economica dovrebbe essere espansiva quando si è in [[recessione]] e restrittiva quando invece un'eccessiva espansione provoca troppa inflazione.▼
▲Si ha una politica di bilancio ''espansiva'' se si aumenta la spesa pubblica e/o si diminuiscono le [[imposta|imposte]]: secondo le teorie [[Economia keynesiana|keynesiane]], opposte a quelle degli [[economia neoclassica|economisti neoclassici]] dell'epoca (che si opponevano all'intervento dello Stato in economia), tale politica dovrebbe far aumentare la [[domanda aggregata]], favorire un'espansione dell'economia, un aumento del [[reddito nazionale]], degli stipendi e dell'[[occupazione]] ([[crescita economica]]); gli effetti positivi di un aumento della spesa pubblica possono essere incrementati dal cosiddetto [[moltiplicatore keynesiano]], al punto che anche un aumento della spesa pubblica accompagnato da un pari aumento delle tasse ([[pareggio di bilancio]]) potrebbe far espandere l'economia.
La ''politica monetaria'' è di responsabilità invece della [[Banca centrale]], e consiste principalmente nel controllo dell'[[offerta di moneta]], nel controllo dei [[tassi di interesse]] e nel razionamento del credito. Nell'approccio [[liberista]] la politica monetaria ha lo scopo principale di controllare l'inflazione; la sua effettiva efficacia dipende da vari fattori. Quanto agli effetti della politica monetaria sulla domanda aggregata (e quindi sul [[PIL]]), si va dalla posizione dei [[monetarismo|monetaristi]] secondo cui un aumento dell'offerta di moneta (politica monetaria espansiva) può far crescere l'economia nel breve termine, ma i suoi effetti si annullano nel lungo termine<ref>{{cita web| cognome=McCallum|nome=Bennett T.▼
▲Se invece la spesa pubblica aumenta mentre le entrate (tasse) restano ferme o diminuiscono, il [[deficit pubblico]] aumenta, con conseguenze negative sul [[debito pubblico]]. Inoltre, se si accetta la relazione inversa tra [[disoccupazione]] e [[inflazione]] (vedi [[curva di Phillips]]), una politica espansiva dovrebbe provocare un aumento dell'inflazione. Per ridurre un deficit pubblico eccessivo, si possono adottare politiche di bilancio ''restrittive'': aumento di tasse e diminuzione della spesa pubblica. A livello di crescita economica tali politiche avrebbero effetti opposti a quelle espansive, ma destinate a far fronte a problemi di [[finanza pubblica]].
▲La ''politica monetaria'' è di responsabilità invece della [[Banca centrale]], e consiste principalmente nel controllo dell'[[offerta di moneta]], nel controllo dei [[tassi di interesse]] e nel razionamento del credito. Nell'approccio [[liberista]] la politica monetaria ha lo scopo principale di controllare l'inflazione; la sua effettiva efficacia dipende da vari fattori.
|url =http://www.econlib.org/library/Enc/Monetarism.html|
|titolo= Monetarism in Concise Encyclopedia of Economics
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|url =http://www.econlib.org/library/Enc/MonetaryPolicy.html| wkautore= James Tobin
|titolo= Monetary Policy in Concise Encyclopedia of Economics
|accesso=15 dicembre 2012}}</ref>, ma in altri casi tale effetto può essere annullato da un fenomeno detto [[trappola della liquidità]]. Vanno citati anche i [[policy mix]], in cui governo e banca centrale coordinano la politica di bilancio e monetaria in una strategia unica.
Gli effetti teorici delle politiche di bilancio e monetarie sono rappresentabili nel [[modello IS-LM#Analisi degli effetti della politica economica nel modello IS-LM|modello IS-LM]]: per esempio si vede come gli effetti delle politiche di bilancio sono compensati (e in certi casi addirittura annullati) da un fenomeno detto ''spiazzamento degli investimenti'', che provoca un aumento dei tassi di interesse invece di un aumento della domanda.
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È possibile valutare quali sono le conseguenze su [[PIL]], [[disoccupazione|occupazione]], [[indice dei prezzi al consumo|livello dei prezzi]] e [[tasso di interesse]] di una variazione della [[spesa pubblica]] e dell'[[offerta di moneta]] da parte della [[Banca centrale]], mettendo assieme il [[Modello IS-LM]] keynesiano e il modello [[Modello AD-AS]].
Secondo l'ipotesi keynesiana l'investimento in [[Titolo (finanza)|titoli]] delle famiglie (risparmio S) non dipende solo dal tasso di interesse, ma anche dal livello del reddito (PIL) pertanto S = sY dove s è la [[propensione marginale al risparmio]] con 0<nowiki><s<1</nowiki>. I titoli delle famiglie possono finanziare o l'investimento delle aziende I(r) con r tasso di interesse oppure la spesa pubblica dello Stato G pertanto:
:<math>(1) \quad sY = I(r) + G </math>
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* [[Condono]]
* [[Patrimoniale]]
==Altri progetti==
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