Klara Milič: differenze tra le versioni

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{{Libro
|titolo = Klara Milič
|titoloorig = Клара Милич (После смерти)
|autore =
|autore = [[Ivan Sergeevič Turgenev|Ivan Turgenev]]
|annoorig = [[1882]]
|genere = [[racconto]]
|sottogenere = [[romanzo psicologico|psicologico]], [[fantastico]]
|lingua = ru
|ambientazione = [[Mosca (cittàRussia)|Mosca]], [[1878]]
|protagonista = Jakov Aratov, Katerina Milovidova (Klara Milič)
}}
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[[File:Ivan Turgenev 1882.jpg|thumb|upright=1.2|Ivan Turgenev in una foto di Ėrnst Lipgart del 1882]]
 
L'idea della storia fu ispirata a Turgenev nel dicembre nel 1881 da un fatto realmente accaduto: l'amore dello zoologo Vladimir Alenicyn per l'attrice e cantante lirica Evlalija Kadmina, un amore che assunse connotazioni patologiche giacché scoppiò dopo il suicidio della donna. La vicenda di questa passione inusuale fu raccontata allo scrittore dall'amico [[Jakov Petrovič Polonskij|Jakov Polonskij]]. In una lettera del 20 dicembre 1881 (1 gennaio 1882)<ref>Le date sono riportate nell'originale, secondo il [[calendario giuliano]], vigente all'epoca in Russia, e tra parentesi, rese nel [[calendario gregoriano]].</ref> a lui diretta Turgenev scrive: «Assai singolare è la vicenda psicologica dell'amore postumo di Alenicyn che mi avete reso noto. Da ciò si può ricavare un racconto semi fantastico nello stile di [[Edgar Allan Poe|Edgar Poe]]». La stesura del racconto è però cominciata tempo dopo, come risulta da una lettera a [[Michail Matveevič Stasjulevič|Michail Stasjulevič]] del 14 (26) agosto 1882 nella quale annuncia di aver cominciato pochi giorni prima a scriverlo. L'opera fu in linea di massima realizzata già il 3 (15) settembre, quando fu inviata in lettura al critico letterario [[Pavel Vasil'evič Annenkov|Pavel Annenkov]] che apprezzò moltissimo il racconto e consigliò a Turgenev di darlo alle stampe senza alcuna modifica, essendo privo di anche una sola «riga falsa, di una sbavatura, di enfasi, o di uno slancio troppo esasperato della fantasia».
 
La stesura del racconto è però cominciata tempo dopo, come risulta da una lettera a [[Michail Matveevič Stasjulevič|Michail Stasjulevič]] del 14 (26) agosto 1882 nella quale annuncia di aver cominciato a scrivere pochi giorni prima. L'opera fu in linea di massima realizzata già il 3 (15) settembre, quando fu inviata in lettura al critico letterario [[Pavel Vasil'evič Annenkov|Pavel Annenkov]] che apprezzò moltissimo il racconto e consigliò a Turgenev di darlo alle stampe senza alcuna modifica, essendo privo di anche una sola «riga falsa, di una sbavatura, di enfasi, o di uno slancio troppo esasperato della fantasia».
Il 7 (19) ottobre Stasjulevič fu informato da Turgenev dell'invio del suo racconto, un manoscritto di settantaquattro pagine, dal titolo ''Posle smerti'' (Dopo la morte), che fu poi pubblicato sul numero di gennaio del [[Vestnik Evropy]] con la modifica del titolo in ''Klara Milič''. A detta dell'editore, infatti, il titolo originale era «lugubre». Nel suo diario Turgenev annota il 12 gennaio 1882<ref> Vivendo in Francia, la data scritta sul diario corrisponde al nostro calendario e non a quello giuliano.</ref> che il giorno dopo il suo racconto sarebbe apparso sul ''Vestnik Evropy'' e il 15 sulla ''Nouvelle Revue;'' qui, con il titolo da lui scelto ''Après la mort''. Dal carteggio di Turgenev con gli amici si evince comunque che lo scrittore non si risentì per il cambio del titolo imposto da Stasûjuevič senza neppure consultarlo in merito. In seguito il titolo originale nella versione russa sarà aggiunto come sottotitolo.
 
Il 7 (19) ottobre Stasjulevič fu informato da Turgenev dell'invio del suo racconto, un manoscritto di settantaquattro pagine, dal titolo ''Posle smerti'' (Dopo la morte), che fu poi pubblicato sul numero di gennaio del [[Vestnik Evropy]] con la modifica del titolo in ''Klara Milič''. A detta dell'editore, infatti, il titolo originale era «lugubre». Nel suo diario Turgenev annota il 12 gennaio 1882<ref> Vivendo in Francia, la data scritta sul diario corrisponde al nostro calendario e non a quello giuliano.</ref> che il giorno dopo il suo racconto sarebbe apparso sul ''Vestnik Evropy'' e il 15 sulla ''Nouvelle Revue;'' qui, con il titolo da lui scelto ''Après la mort''. Dal carteggio di Turgenev con gli amici si evince comunque che lo scrittore non si risentì per il cambio del titolo, imposto da Stasûjuevič senza neppure consultarloaverlo in meritoconsultato. In seguito il titolo originale nella versione russa sarà aggiunto come sottotitolo.
Alencyn, a quanto riferito da Polonskij, non gradì il lavoro di Turgenev, ritenendo che nessuno, fuorché lui, potesse comprendere l'animo della Kadmina, ed era altresì infuriato con lui perché questi aveva parlato di Evlalija e del suo amore per lei allo scrittore, essendo la donna ''sua'' e di nessun altro.<ref>Ivan S. Turgenev, "Polnoe sobranie sočinenij pisem v tridčati tomach" (Raccolta completa delle opere e delle lettere in trenta volumi), Mosca, 1978, [http://rvb.ru/turgenev/02comm/0214.htm vol. 10, pp. 424-427.]</ref> Ma chi era Evlalija Kadmina?
 
Alencyn, a quanto riferito da Polonskij, non gradì il lavoro di Turgenevracconto, ritenendo che nessuno, fuorché lui, potesse comprendere l'animo della Kadmina, ed era altresì infuriato conche luila perchéstoria questidel avevasuo parlatoamore diper Evlalija efosse delstata suoriferita amorea per lei allo scrittoreTurgenev, essendo la donna ''sua'' e di nessun altro.<ref>Ivan S. Turgenev, "{{Cita|Polnoe sobranie sočinenij pisem v tridčati tomach" (Raccolta completa delle opere e delle lettere in trenta volumi), Mosca, 1978, [http://rvb.ru/turgenev/02comm/0214.htm vol. 10, |pp. 424-427.]}}</ref> Ma chi era Evlalija Kadmina?
 
== Evlalija Kadmina ==
[[File:Евлалия Кадмина. 1873.jpg|thumb|left|upright=0.8|Evlalja Kadmina nel ruolo di Ännchen, protagonista del [[singspiel]] "[[Il franco cacciatore]]" di
[[Carl Maria von Weber|Weber]]. L'interpretazione risale al 1873]]
Evlalija Pavlovna Kadmina nacque a [[Kaluga]] il 7 (19) settembre 1853 dal mercante Pavel Maksimovič e dalla bellissima zingara Anna Nikolaevna, rapita, secondo la voce corrente, da un campo di gitani, ma altripiù assicuravano che era stataverosimilmente portata via da un coro musicale tzigano di Mosca e poi presa in moglie. Evlalija fu la terza figlia della coppia. All'età di dodici anni il padre la mandò a studiare presso l'Istituto di Elisabetta,<ref>Così chiamato alla morte della zarina [[Luisa Maria di Baden|Elizaveta Alekseevna]].</ref> di Mosca, che curava l'educazione di fanciulle povere. Avendo una voce meravigliosa, cantava spesso per i visitatori dell'Istituto e in una di queste occasioni, quando aveva diciassette anni, fu notata da [[Nikolaj Grigor'evič Rubinštejn|Nikolaj Rubinštejn]], che la convinse a frequentare il [[Conservatorio di Mosca|Conservatorio]] e non mancò di aiutarla economicamente.
 
La prima apparizione sul palcoscenico della Kadmina fu l'anno seguente, come [[contralto]], nel ruolo di Orfeo nell<nowiki>' </nowiki>''[[Orfeo ed Euridice (Gluck)|Orfeo ed Euridice]]'' di [[Christoph Willibald Gluck|Gluck]], mentre come professionista esordì nel 1873, quando si fu diplomata al Conservatorio, al [[Teatro Bol'šoj|Bol'šoj]], nel ruolo di Vanja nell'opera di [[Michail Ivanovič Glinka|Glinka]] ''[[Una vita per lo Zar]]''. Nel 1875 iniziò a lavorare al [[Teatro Mariinskij]] di San Pietroburgo, ma la sua voce fu giudicata da alcuni settori della critica non abbastanza potente per gli standard del Teatro della capitale e lei, carattere orgoglioso e sensibile, tornò a Mosca per poi lasciarla poco dopo e partire alla volta dell'Italia. Qui si perfezionò nel canto e si provò come [[soprano]]. Cantò a [[Napoli]], [[Torino]], [[Firenze]] e [[Milano]], suscitando interesse anche per la sua tenebrosa bellezza. A Milano si ammalò e fu curata dal medico Ernesto Falconi, che sposò. Lavorò quindi a [[Kiev]], ma la sua passione per i ruoli da soprano finì col rovinarle presto la voce. IntantoNel 1880, a causa della gelosia deldi maritoErnesto, il matrimonio naufragò nel 1880: Ernestolui tornò in Italia e lei andò a lavorare presso il teatro dell'Opera di [[KharkivCharkiv]].
 
Senza più voce, dovette ripiegare sul teatro drammatico. Il suo debutto come attrice la vide interpretare il ruolo dell'Ofelia [[William Shakespeare|shakespeariana]]. Fu un grande successo, e altri ne seguirono. Il pubblico l’adorava, ma Evlalija era sempre più depressa e infelice. Nel 1881 la donna s'innamorò di un ufficiale appartenente a una nobile famiglia decaduta, sennonché lui decise presto di sposarsi e di cercare perciò un buon partito. Il 4 (16) novembre 1881 Evlalija stava interpretando sul palcoscenico il ruolo di Vasilisa Melent'eva nell'omonima commedia di [[Aleksandr Nikolaevič Ostrovskij|Ostrovskij]], quando vide l'amato con la sposa tra il pubblico. Durante l'intervallo Evlalija prese la scatola di fiammiferi che aveva in camerino, sciolse le capocchie di fosforo nel bicchiere e bevve il veleno. Tornata sul palcoscenico, cadde svenuta poco dopo pochi minuti, per morire al termine di sei giorni d'agonia.<ref>[https://galik-123.livejournal.com/100088.html "Biografia di Evlalija Kadmina]</ref>
 
== La trama ==
{{Citazione|Era tutta fuoco, tutta passione, tutta contraddizione: vendicativa e buona, generosa e astiosa, credeva nel destino e non credeva in Dio […]; amava tutto ciò che era bello, ma non si curava della propria bellezza e si vestiva come capitava; non sopportava che i giovani le facessero la corte, ma nei libri leggeva soltanto le pagine in cui si parlava d'amore; non voleva piacere, non amava le carezze, e non dimenticava mai una carezza, così come non dimenticava un'offesa; aveva paura della morte e si era uccisa! A volte diceva: "Uno come voglio io non lo troverò… e degli altri non ho bisogno!". "Ma se lo incontri?" le chiedeva Anna [sorella di Klara]. "Se l’incontro… lo prenderò." "E se lui non si lascia prendere?" "Allora… mi ucciderò. Questo vorrà dire che io non valgo nulla…"|Ivan S. Turgenev, ''Il canto dell'amor trionfante e altri racconti'', Milano, 2016, p. 206}}
 
Il venticinquenne Jakov Andreevič Aratov, orfano, vive a Mosca con la zia paterna Platonida Ivanovna, detta affettuosamente Platoša, che si dedica solo a lui e invoca continuamente il soccorso del Signore perché protegga il nipote. È un giovane dai tratti delicati, debole di salute, molto nervoso, sensibile, apprensivo, che conduce una vita appartata, allietata dai libri, un ex studente per mancanza di fiducia nell'istruzione universitaria e d'ambizione di entrare nel servizio statale, che crede nella scienza e nei misteri insolubili dell’anima umana, nonché nell’esistenzanell'esistenza di forze eed influssienergie inspiegabiliocculte, in ciò influenzato dal padre. Vergine d'animo, elo è anche di corpo, nonperché ha mai conosciuto una donna a causa delll'«innato pudore», vigilene nelha frenarnefrenato gli slanci emotivi.
 
Un giorno il suo unico amico, l'esuberante Kupfer, riuscìlo a persuaderlopersuade a intervenire a una serata organizzata da una certastravagante principessa georgiana «dalla personalità indefinibile», protettrice di artisti e grande conoscitrice di musica. Aratov, seppur riluttante, accetta l'invito, ma a metà serata torna a casa afflitto da una sensazione di malessere che non sa a cosa riferirespiegare. Qualche tempo dopo Kupfer prega l'amico di assistere a una «''matinée'' letterario-musicale» organizzataallestita da lui e dalla principessa. Una delle partecipanti è una ragazza dai molteplici talenti di nome Klara. A sentire questo nome Aratov ha un sussulto, perché ha daavendo pocoappena letto il romanzo di [[Walter Scott]] ''Le fonti di Saint-Roman'', nel quale due fratellastri si contendono l'amore di Clara Mowbray, una fanciulla che finisce con l'impazzire per le forti emozioni vissute, e perché conosce una poesia di [[Vasilij Ivanovič Krasov|Krasov]] (1810-1854) dedicata a questo personaggio, la cui chiusa, che rimarca l'infelice destino della donna, lo avevaha particolarmente colpito.<ref>Turgenev ricorda male i versi. Lui scrive: «Infelice Clara! folle Clara! Infelice Clara Mobray», mentre l'esatta citazione è: «Tu, povera Clara, folle Clara. Clara Mowbray dal funesto destino!»</ref> Quando Klara compare sul palcoscenico Aratov ricorda di averla già vista alla serata dalla principessa e realizza che era stata lei a lasciargli quel senso inspiegabile di turbamento.
La ragazza, l'espressione del cui «viso olivastro dai tratti vagamentivagamente ebraici o zingareschi, gli occhi... neri, sotto folte sopracciglia, il naso dritto un po' all'insù, le labbra sottili con una curva bella ma marcata, una enorme treccia nera, di cui si indovinava la pesantezza, la fronte bassa, immobile, quasi pietrificata», denota una natura impetuosa, decisa, non gli piace. Lei, invece, che scortololo individua tra il pubblico mostra di rallegrarsene, comincia a fissarlo e per tutta la sua esibizione guarderà «attraverso le palpebre socchiuse» solo lui. Canta una romanza di Glinka e una di Čajkovskij, mostrando particolarmente in quest'ultima, dal titolo ''No, solo chi ha conosciuto il desiderio di un incontro'', una grande emozione allorché intona gli ultimi due versi: «Comprenderà quanto ho sofferto e quanto io soffro». Dopo essersi esibita come cantante, Klara offre un saggio di recitazione, declamando la celebre lettera di TatjanaTat'jana a Onegin,.<ref>Si neltratta [[Eugeniodi Onegin|capolavoro]]una delle pagine più celebri del poema di [[Aleksandr Sergeevič Puškin|Puškin]]., E''[[Eugenio ancheOnegin|Evgenij questa volta Klara si anima quando pronuncia questeOnegin]]''.</ref> significativeAlle parole: «Un altro!... No, a nessun altro al mondo darei il mio cuore! Tutta la mia vita è stata un pegno del fedele incontro con te», si anima e guarda con arditezza il solo Aratov. Poi rovina gli ultimi versi, ma il pubblico nonon se ne cura e chiede il bis; Jakov, invece, fugge via turbato da quegli occhi sfrontati sempre posati su di lui.
 
[[File:Evlalija Pavlovna Kadmina.jpg|thumb|upright=0.8|La descrizione del volto di Klara è abbastanza fedele al ritratto di Evlalija Kadmina]]
La modestia non fa neppure immaginare a Jakov di aver potuto suscitaresuscitato un sentimento d'amore in una donnaKlara, e comunque Klaralei non somiglia alla donna dei suoi desiderisogni. Il giorno successivo riceve un biglietto anonimo nel quale lo sconosciutouna estensoresconosciuta gli chiede un ''rendez-vous'' per l'indomani nel centrale boulevard Tverskoj. Aratov indovina subito che l'invito viene da Klara e ne è parecchio indispettito: soprattutto non gradisce la sfrontatezzasfacciataggine di un modo di fare tanto scoperto e teme il ridicolo insito nell'incontro tra due sconosciutiestranei. Deciso a non recarsi all'appuntamento, tuttavia si presenta sul luogo convenuto perfino in anticipo.
 
Giunge Klara. Con tanta timidezza lo ringrazia di essere venuto. Aratov inizia a dire di essersi presentato solo perché invitato e per «dissipare» l’eventualel'eventuale malinteso che può averla indotta a fare questo passo. Dalle mezze parole di Klara si intuisce che lei aveva visto in lui fin dalla prima''serata'' voltadalla in luiprincipessa, qualcosa che l'aveva fatta innamorare e sperare che il sentimento potesse essere reciproco. Aratov si mette sulla difensiva e Klara lo rimprovera di non aver capito quanto le fossesia costato scrivergli, di aver temutotemere solo per la sua dignità e di essersi fatto di lei un’opinioneun'opinione sbagliata. Il silenzio di Aratov, disorientato e inesperto nelle faccende di cuore, esaspera la focosa Klara che scoppia in una fragorosa risata nervosa e si allontana.
Trascorso un po' di tempo, capita tra le mani di Aratov un vecchio numero di un giornale moscovita dal quale apprende che Klara si è suicidata a [[Kazan']] ingerendo del veleno proprio in teatro, e che il movente del gesto è da ricercare in un amore infelice.
 
Trascorso un po' di tempo, capita tra le mani di Aratov un vecchio numero di un giornale moscovita dal quale apprendescopre che Klara si è suicidata a [[Kazan']], ingerendo del veleno proprio in teatro, e che il movente del gesto è da ricercare in un amore infelice.
Sconvolto, Jakov si reca da Kupfer. Viene a sapere che Klara, il cui vero nome è Katerina Semënovna Milovidova, era una ragazza dal carattere ribelle, fiera, inaccessibile, dalla condotta esemplare e perciò «l’amore infelice» chiamato in causa dal giornale era di sicuro una frottola. Quella notte Jakov fa uno strano sogno nel quale vede una donna vestita di bianco, dal volto indistinguibile, e con una coroncina di rose rosse sul capo correre sulla neve, e all’improvviso lui si ritrova sdraiato a terra assieme a lei, «come un’effigie tombale». Lei prende vita, si solleva e fugge lontano, mentre Aratov non può più muoversi. Poi la donna torna verso di lui: è Klara. Jakov si sveglia e decide di partire per Kazan'. Porta con sé l’impressione che durante la notte qualcuno sia penetrato in lui e lo tenga ora in suo potere.
 
Sconvolto, Jakov si reca da Kupfer. Viene a sapere che Klara, il cui vero nome è Katerina Semënovna Milovidova, era una ragazza dal carattere ribelle, fiera, inaccessibile, dalla condotta esemplare e perciò «l’amorel'amore infelice» chiamato in causa dal giornale eraè di sicuro una frottola. Quella notte Jakov fa uno strano sogno nel quale vede una donna vestita di bianco, dal volto indistinguibile, e con una coroncina di rose rosse sul capo, correre sulla neve, e all’improvvisoall'improvviso lui si ritrova sdraiato a terra assieme a lei, «come un’effigie tombale». Lei prende vita, si solleva e fugge lontano, mentre Aratov non può più muoversi. Poi la donna torna verso di lui: è Klara. Jakov si sveglia e decide di partire per Kazan'. Porta con sé l’impressione che durante la notte qualcuno sia penetrato in lui e lo tenga ora in suo potere.
A Kazan' Aratov ha un lungo colloquio con Anna, la sorella maggiore di Klara e da lei apprende che la fanciulla era stata promessa a un giovane mercante, che l’aveva rifiutato due settimane prima del matrimonio, ritenendolo vile, contro la volontò paterna, che aveva poi conosciuto un’attrice ed era partita con lei. Anna conferma che Klara non aveva una storia d'amore in atto: «Chi poteva raggingere quell'ideale di onestà, di sincerità, di purezza... sì, di purezza che, nonostante tutti i suoi difetti, si ergeva sempre davanti a lei?». Anna presta a Jakov il diario di Klara e gli regala una sua fotografia in abito di scena. Aratov strappa la pagina dove Klara parla del ''matinée'' in cui ha veduto per la seconda volta l'uomo che tanto l'ha colpita, e rimanda ad Anna il quadernetto, quindi torna a casa.
 
A Kazan' Aratov ha un lungo colloquio con Anna, la sorella maggiore di Klara, e da lei apprende che la fanciulla era stata promessa a un giovane mercante, che l’avevaha rifiutato due settimane prima del matrimonio, ritenendolo vile, contro la volontòvolontà paterna, che aveva poi conosciuto un’attriceun'attrice ed era partita con lei. Anna conferma che Klara non aveva una storia d'amore in atto: «Chi poteva raggingereraggiungere quell'ideale di onestà, di sincerità, di purezza... sì, di purezza che, nonostante tutti i suoi difetti, si ergeva sempre davanti a lei?». Anna presta a Jakov il diario di Klara e gli regala una sua fotografia in abito di scena. Aratov strappa la pagina dove Klara parla del ''matinée'' in cui lo ha veduto per la seconda volta l'uomo che tanto l'ha colpita, e rimanda ad Anna il quadernetto, quindi torna a casa.
Jakov non è persuaso di amare Klara, ma è sicuro di essere suo ''prigioniero'': lei non aveva forse detto a sua sorella che se avesse trovato l'uomo giusto, se lo sarebbe ''preso''? E lui sente di essere stato preso. L'anima è immortale e la sua influenza può proseguire dopo la morte, ragiona Jakov, ma cosa potrebbe averle dato il potere su di lui? Il giovane deduce che sia stata la purezza: «È pura e anch'io sono puro...».
 
Jakov non è persuasopensa di amare Klara, ma è sicuro di essere suo ''prigioniero'': lei non aveva forse detto a sua sorella che se avesse trovato l'uomo giusto, se lo sarebbe ''preso''? E lui sente di essere stato preso. L'anima è immortale e la sua influenza può proseguire dopo la morte, ragiona Jakov, ma cosa potrebbe averle dato il potere su di lui? Il giovane deduce che sia stata la purezza: «È pura e anch'io sono puro...».
La notte stessa comincia a sentire la voce di Klara e attende di vederla. Scorge un chiarore, si alza dal letto e scopre che è la zia Platoša a essere entrata nella sua stanza e non la donna morta. La zia afferma di averlo sentito gridare di essere salvato; pertanto forse Jakov ha solo sognato e non era sveglio come credeva. L'indomani viene informato da Kupfer che Klara ha ingerito il veleno prima di salire sul palcoscenico e che è riuscita a recitare l'intero primo atto di una ''piece'' su «una fanciulla ingannata» con tanto ardore e sentimento come mai aveva fatto prima, secondo quanti hanno assistito allo spettacolo. Aratov prova qualcosa di simile al «disgusto» per quella morte ostentata, una sorta di «posa teatrale mostruosa», e questa riflessione lo aiuta a ricacciare nel profondo gli altri pensieri su di lei. Ma un nuovo sogno interviene a far vacillare il suo precario equilibrio, un sogno in cui tutto sembra arridergli, ricchezza e fortuna, e tuttavia aleggia il presentimento che una disgrazia stia per travolgerlo. E infatti sale su una barca d'oro e vede rattrappita sul fondo una creatura dall'aspetto scimmiesco tenere in mano una fiala con del liquido torbido. All'improvviso la barca è risucchiata in un turbine oscuro, nel quale si materializza la figura di Klara mentre si uccide a teatro. Aratov si sveglia e percepisce la presenza di Klara. La chiama, le parla, sente la mano di lei sfiorargli la spalla, indi la vede seduta di fronte a lui in abito nero. Jakov si lancia verso di lei, le confessa di amarla e la bacia. Un «grido di trionfo» squarcia il silenzio nella stanza. Accorre la zia Platoša e trova Aratov svenuto, incapace di muoversi, pallido e... felice.
 
La notte stessa comincia a sentire la voce di Klara e attende di vederla. Scorge un chiarore, si alza dal letto e scopre che èriconosce la zia Platoša. a essere entrata nella sua stanza e non laL'anziana donna morta. La zia afferma di averlo sentito gridare di essere salvato; pertanto forse Jakov ha solo sognato e non era sveglio come credeva. L'indomani viene informato da Kupfer che Klara ha ingerito il veleno prima di salire sul palcoscenico e che è riuscita a recitare l'intero primo atto di una ''piece'' su «una fanciulla ingannata» con tanto ardore e sentimento come mai aveva fatto prima, secondo quanti hanno assistito allo spettacolo. Aratov prova qualcosa di simile al «disgusto» per quella morte ostentata, una sorta di «posa teatrale mostruosa», e questa riflessione lo aiuta a ricacciare nel profondo gli altri pensieri su di lei. Ma un nuovo sogno interviene a far vacillare il suo precario equilibrio, un sogno in cui tutto sembra arridergli, ricchezza e fortuna, e tuttaviaciò nonostante vi aleggia il presentimento chedi una disgrazia stia per travolgerloimminente. E infatti sale su una barca d'oro e vede rattrappita sul fondo una creatura dall'aspetto scimmiesco tenere in mano una fiala con del liquido torbido. All'improvvisoDi colpo la barca è risucchiata in un turbine oscuro, nel quale si materializza la figura di Klara mentre si uccide a teatro. Aratov si sveglia e percepisce la presenza di Klara. La chiama, le parla, sente la mano di lei sfiorargli la spalla, indi la vede seduta di fronte a lui in abito nero. Jakov si lancia verso di lei, le confessa di amarla e la bacia. Un «grido di trionfo» squarcia il silenzio nella stanza. Accorre la zia Platoša e trova Aratov svenuto, incapace di muoversi, pallido e... felice.
 
{{Citazione|Aveva smesso di [...] dibattersi nell'incertezza, non dubitava più di essere entrato in comunicazione con Klara, di amarla di un amore ricambiato... Di questo non dubitava più. Soltanto... che cosa poteva venir fuori da un simile amore? Si ricordava quel bacio... e un brivido meraviglioso gli percorse dolcemente e rapidamente le membra. "Un bacio simile", pensava, "non se lo sono scambiati neanche Romeo e Giulietta! Ma la prossima volta resisterò meglio... La possiederò..."|Ivan S. Turgenev, ''Il canto dell'amor trionfante e altri racconti'', op. cit., p. 224}}
 
La notte successiva un nuovo urlo lacerante fa accorrere da Aratov la zia. Platonida Ivanovna trova ildal nipote: senzaJacov sensiè sula pavimentoterra, svenuto. Ha la febbre alta., Durantedelira il delirioe parla di un matrimonio consumato, edella gioia di sapere finalmente cosa sia il piacere. Tornato un attimo in sé, Jakov prega la zia di non piangere e di rallegrarsi invece, perché «l'amore è più forte della morte».<ref>Citazione dal ''Cantico dei Cantici'', VIII, 6, e ''incipit'' del racconto "Vera", incluso nei ''[[Racconti crudeli (Villiers de L'Isle-Adam)|Racconti crudeli]]'' di [[Auguste de Villiers de L'Isle-Adam|Villiers de L'Isle-Adam]].</ref> Così Aratov muore, con le labbra illuminate da un «sorriso di beatitudine» e con una ciocca di capelli neri femminili racchiusi nella mano destra.
 
== LaL'analisi filmografiacritica ==
=== La ricezione tra i contemporanei ===
* '''Posle smerti''', film muto del 1915 per la regia di Evgenij Francevič Bauer, con Vitol'd A. Polonskij e Vera A. Karalli.
[[File:34 rackham poe ligeia.jpg|thumb|left|upright=1.1|Illustrazione per "Ligeia" di [[Arthur Rackham]]]]
* Nello stesso anno il regista polacco Edvard Puchal'skij filma il racconto di Turgenev in una pellicola che però non è giunta fino a noi.
Si sa che Turgenev era solito a Parigi leggere i suoi scritti in pubblico e a tal fine organizzava con la sua compagna, [[Pauline Viardot]], delle serate. Così fu anche per ''Klara Milič'', letto presumibilmente a fine novembre 1882, evento cui dovette assistere il pittore [[Vasilij Vasil'evič Vereščagin|Vasilij Vereščagin]], a quel tempo nella ''Ville Lumiére'', il quale non ritiene però l'opera e, più in generale, l'intera produzione dell'ultimo Turgenev, allo stesso livello di ''[[Padri e figli (romanzo)|Padri e figli]]''. L'accoglienza dei suoi colleghi scrittori fu invece piuttosto buona, specie tra quanti in passato erano stati tra i suoi detrattori per il diverso sentire politico. Così [[Ivan Aleksandrovič Gončarov|Gončarov]] elogiò parecchio il racconto di Turgenev, e il figlio di [[Nikolaj Semënovič Leskov|Leskov]] riferisce che il padre, dopo aver letto ''Klara Milič'', «per circa due mesi non parlò d'altro» e biasimava quanti non si fossero accostati alla novella. La ''Novoe Vremja'' (L'Età moderna) definisce il racconto una «perla» e sottolinea come il talento della Kadmina, il cui ritratto di donna è certamente idealizzato, poteva essere compreso e rappresentato artisticamente solo da «un umanista sincero» qual è Turgenev. La critica progressista ancora una volta non risparmia il vecchio scrittore, come fa la ''[[Russkoe bogatstvo]]'' che descrive la vicenda narrata in ''Klara Milič'' con toni caricaturali. Tuttavia, in sua difesa si schiera ''Nedelja'' (La Settimana), rivista anch'essa vicina ai radicali, che vede nella storia una ripresa dei temi toccati da ''[[Il canto dell'amor trionfante]]'', in cui l'amore di Aratov per Klara, «da lui inteso pienamente solo dopo la morte di questa donna, fino allora amata inconsciamente, è lo stesso amore trionfante che ha interamente avvinto il protagonista del racconto precedente».<ref>{{Cita|Polnoe sobranie sočinenij pisem v tridčati tomach|pp. 429-431.}}</ref>
 
«In ''Klara Milič'' il tema della morte acquista nella sua drammatica tensione tratti propriamente individuali, autobiografici, essendo ormai divenuto per Turgenev non solo nell'arte, ma anche nella vita, oggetto di riflessione imprescindibile fino a risultare ossessivo». [[Innokentij Fëdorovič Annenskij|Annenskij]] avverte nella musica del racconto l'ingresso di una nota di sofferenza fisica, la sofferenza di Turgenev, la quale si fa dolore estetizzante e sacrificio. Nell'evolversi della trama a crescere non è la passione d'amore, bensì la malattia, e il suo esito è la morte. Attraverso le visioni di Aratov, lo scrittore intende palesare il proprio turbamento di fronte alla fine vicina, e rappresentare nella morte del giovane quella di una specie di ''alter ego'', di una versione giovane di sé che dimora nel passato — come tra poco accadrà al vecchio uomo malato —, ossia lo spazio della memoria che può continuare a vivere solo come immaginazione, quella che nella rivisitazione artistica acquista i contorni della visione. Nell'intricato groviglio di vita e letteratura che è il racconto, Klara può infine ben essere la «nostalgica proiezione» di Pauline Viardot, la donna che la madre di Turgenev usava chiamare con disprezzo la ''zingara''.<ref>{{Cita|Il canto dell'amor trionfante e altri racconti|p. 29.}}</ref>
 
La novella vanta diversi antecedenti letterari, sebbene nessuno sia da ritenersi una sostanziale fonte di ispirazione. Suggestioni dirette provenienti dal dramma di [[Pedro Calderón de la Barca]], ''Amar después de la muerte'', non ce ne sono se si escludono il titolo, che coincide con quello dato in origine da Turgenev, e il nome della protagonista, Doña Clara Malec. Maggiori e più profonde attinenze si trovano prendendo in esame il racconto ''Vera'' di [[Auguste de Villiers de L'Isle-Adam]], nella fosca coloritura delle atmosfere, in cui l’allucinatorio si confonde con il reale.<ref>{{Cita|Polnoe sobranie sočinenij pisem v tridčati tomach|p. 432.}}</ref><ref>Vi si narra di un uomo il quale non accettando la morte della moglie Vera, continua a comportarsi come se lei fosse ancora viva, finché l'illusione, divenuta col tempo vivida visione, non si dissolve. L'uomo comprende allora che l'unico modo che ha di stare con l'amata è rinchiudersi nella cripta di famiglia, dove sono le spoglie di lei.</ref> Come ammesso da Turgenev nella lettera succitata, una qualche eco sul racconto è giunta dalle eroine di Poe, [[Eleonora (racconto)|Eleonora]], [[Morella (racconto)|Morella]], [[Ligeia]], che dopo la morte continuano a tenere col mondo dei vivi un legame mistico creato dall'amore, per quanto non si vada oltre l'impiego di comuni tematiche, perché le peculiarità di stile dei due scrittori non sono affini. Per il critico Lev V. Pumpjanskij (1891-1940), infatti, Turgenev, diversamente da Poe, non cede al fantastico, all'irrazionale, e consegna al lettore l'elemento misterioso sempre accompagnato da una possibile spiegazione che rientra nell'ordine del fenomeno naturale.<ref>{{Cita|Polnoe sobranie sočinenij pisem v tridčati tomach|p. 431.}}</ref> Perfino nello scioccante finale del racconto, che sembra acclarare il ritorno alla vita di Klara e il compimento dell'unione sessuale con Aratov, l'autore avanza l'ipotesi che la sorella della morta possa aver lasciato inavvertitamente la ciocca di capelli nel diario dato a Jakov. E quindi ecco che a essere raccontata da Turgenev non sarebbe più una storia fantastica, ma la tragedia di una psiche malata.
 
=== L'interpretazione psicologica del racconto ===
[[File:Alfred Maury.JPEG|thumb|upright=0.8|Alfred Maury nel 1883]]
Tra il 1860 e il 1880 le rappresentazioni della vita psichica cominciano a essere studiate secondo un approccio di tipo scientifico, dando particolare rilevanza all'analisi del dualismo mente-corpo, di come lo stato mentale di un individuo e la sua salute fisica si influenzino reciprocamente. È l’epoca in cui si comincia a parlare di [[inconscio]], di [[telepatia]], di [[ipnosi]], di memoria genetica.<ref name="Skudnjakova">{{cita web|url=https://cyberleninka.ru/article/n/tainstvennye-povesti-i-s-turgeneva-v-rusle-razvitiya-estestvennonauchnyh-tendentsiy-vtoroy-poloviny-hih-veka-klara-milich-posle-smerti|titolo=Elena Vladimirovna Skudnjakova, "Le novelle del mistero di I. S. Turgenev sulla scia del progresso delle scienze naturali nella seconda metà del XIX secolo: Klara Milič (Oltre la morte)", in "Vestnik" (Il Messaggero), rivista dell'Università statale di Ufa, agosto 2007|accesso=20 aprile 2019}}</ref><ref> I nostri comportamenti attuali, strettamente connessi con lo sviluppo dei processi psichici, potrebbero cioè essere influenzati da accadimenti che hanno interessato i nostri progenitori e che, impressisi nel [[DNA]], sono stati trasmessi a noi mediante una sorta di ''memoria genetica''. Cfr. [https://www.lastampa.it/2013/12/03/scienza/i-ricordi-dei-nonni-si-trasmettono-anche-con-la-memoria-genetica-byCDIesAepEHTcpZZzYG3L/pagina.html "I ricordi dei nonni si trasmettono anche con la memoria genetica"]</ref>Tali temi affascinarono Turgenev ed entrarono nella sua opera, senza con ciò modificare il suo status di scrittore realista, giacché a ben vedere a cambiare è solo l'oggetto della sua indagine: non più il mondo esterno all'individuo quanto invece la sua sfera intima, le «segrete vibrazioni» della mente.
 
Propedeutico a questo nuovo filone di studii, fu il lavoro dell'erudita francese [[Louis Ferdinand Alfred Maury|Alfred Maury]] (1817-1892) ''Le Sommeil et les rêves'' (Il sonno e i sogni), del 1861. Per Maury le persone più inclini a soffrire di [[illusioni ipnagogiche|allucinazioni ipnagogiche]] sono quelle che facilmente possono raggiungere un alto livello di eccitabilità, che soffrono di ipertrofia cardiaca, di infiammazione del pericardio, di malattie cerebrali, tutti sintomi manifestati per l'appunto da Aratov. Una delle cause che può portare alle allucinazioni è il perdurare nell'inconscio di forti impressioni o del ricordo di vivide immagini; e infatti Aratov, alla vigilia della prima esperienza allucinatoria, ha il pensiero fisso a Klara e al ritratto di lei ricevuto a Kazan'. Maury crede altresì che l'insorgenza del fenomeno allucinatorio sia più probabile quando l'individuo vive una condizione di scarsa attenzione, di affaticamento fisico e mentale, uno stato frequente nella fase del dormiveglia, spesso foriera di sogni. E Turgenev, nel descrivere la prima allucinazione di Aratov, è volutamente oscuro nell'indicare il momento in cui il giovane si addormenta e quello in cui si sveglia, tanto da non chiarire se la sua sia stata un'allucinazione o un sogno. Non lascia invece dubbi che si sia trattato di un delirante vaneggiamento, allorché Aratov ''sente'' la mano di Klara sulla spalla e ''ode'' la sua voce, ma anche qui accoglie le teorie di Maury, secondo cui col tempo le allucinazioni ipnagogiche tendono a tramutarsi in vere e proprie visioni.<ref name="Skudnjakova"/>
 
== Nella cultura di massa ==
* '''Posle smerti''', film muto del 1915 per la regia di Evgenij Francevič Bauer, con Vitol'd A. Polonskij e Vera A. Karalli.
* Nello stesso anno il regista polacco EdvardEdward Puchal'skijPuchalski filma il racconto di Turgenev in una pellicola che però non è giunta fino a noi.
* [[Aleksandr Dmitrievič Kastal'skij|Aleksandr Kastal'skij]] compose nel 1909 l'opera in quattro atti ''Klara Milič''.
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro|titolo=Il canto dell'amor trionfante e altri racconti|autore=Ivan S. Turgenev|curatore=Stefano Garzonio|traduttore=Francesca Gori|editore=Feltrinelli editore|città=Milano|anno=2016||cid=Il canto dell'amor trionfante e altri racconti}}
* {{Cita libro|autore=Ivan S. Turgenev|titolo=''Polnoe sobranie sočinenij pisem v tridčati tomach. Комментарий Л. Н. Назарова''|editore=Nauca|città=Mosca|anno=1982|lingua=ru|cid=Polnoe sobranie sočinenij pisem v tridčati tomach}} (Raccolta completa delle opere e delle lettere in trenta volumi. Commento di Ljudmila Nikolaevna Nazarova)
 
== Collegamenti esterni ==
*{{cita web|http://az.lib.ru/a/annenskij_i_f/text_0730.shtml|Analisi critica di "Klara Milič" a cura di Innokentij Annenskij|lingua=ru}}